Un interessante articolo sull'uso del Commissario Governativo in merito di "Grandi Opere" che ci riguarda da vicino come è avvenuto per il caso della Pedemontana Veneta!
Partecipando alle manifestazioni in Val di Susa contro il progetto del TAV ho compiuto, come si suol dire, meno della metà del mio dovere.
Certo, ho raccolto l’appello degli amministratori pubblici della Valle, gli oltre cinquanta tra Sindaci dei comuni, presidente e assessori della Comunità montana, che aprivano il corteo di domenica scorsa e avevano invitato “colleghi” di tutta Italia ad essere presenti in loro appoggio.
Ma non si è trattato di semplice, per quanto doverosa, solidarietà con chi (e sono la stragrande maggioranza dei cittadini e degli amministratori della Valsusa) sta spiegando, da vent’anni a questa parte e con competenza ben maggiore di quei politici che blaterano di “modernità”, che è inutile spendere oltre venti miliardi di euro di soldi di tutti (europei e italiani, quindi anche dei cittadini veneziani) per un progetto inutile, che rischia di compromettere definitivamente un ambiente montano già ferito e la salute dei suoi abitanti.
Perché, a voler ben guardare, una volta che si sia diradata la nebbia dei gas tossici sparati dalla polizia e la cortina fumogena di una certa informazione stereotipata, le questioni reali che i fatti della Val di Susa sollevano ci riguardano molto da vicino.
Se non vi fossero stati tanti feriti tra i manifestanti e le forze dell’ordine, farebbe ridere che a parlare di “violenza” sia un ministro dell’Interno, come Maroni, condannato in via definitiva per “resistenza a pubblico ufficiale”. Ma tra le montagne piemontesi si vuole imporre con la forza ad un’intera comunità la scelta di una grande opera che essi hanno, democraticamente, rifutato.
La logica è la stessa per cui il governo di un pezzo del territorio veneziano, il Lido, è stato sottratto alle procedure democratiche e consegnato agli enormi interessi economici della Mantovani SpA e di un fondo immobiliare come EstCapital.
Ed è una logica che vediamo pericolosamente avanzare anche con la nomina di un Commissario governativo per la realizzazione della linea TAV tra Mestre e Trieste. Commissariamento significa aggirare il confronto nel merito con le popolazioni interessate da questa infrastruttura; significa scavalcare il parere degli enti locali e dei Comuni in particolare; significa negare la democrazia, quella sostanziale ma anche quella formale.
Con la nomina del Commissario, il governo nazionale e RFI (Reti ferroviarie italiane) potrebbero imporre il tracciato in gronda e litoraneo, su cui il nostro e tanti altri Consigli comunali si sono già pronunciati con pareri negativi in sede di Valutazione d’impatto ambientale. Un tracciato dell’Alta Velocità che, solo per restare al nostro territorio, comporterebbe lo scavo di un tunnel sotto il parco di San Giuliano e le barene di Campalto, con enormi problemi dal punto di vista del già precario equilibrio idrogeologico. Un tracciato che imporrebbe, fuori da qualsiasi trasparente e partecipato confronto democratico, la scelta della nuova stazione ipogea sotto l’Aeroporto “Marco Polo”, per giustificare così operazioni di pura speculazione immobiliare nell’area di Tessera, e costringendo nei fatti alla marginalità e al degrado le stazioni di Mestre e di Santa Lucia. Un tracciato che proseguirebbe poi nel cuore dell’area archeologica vincolata di Altino, con effetti facilmente immaginabili.
Tutto questo, mentre centinaia di migliaia di cittadini veneziani e veneti aspettano da oltre vent’anni la realizzazione di una grande infrastruttura largamente condivisa come il Sistema Metropolitano Ferroviario Regionale, che consentirebbe a tutti di spostarsi velocemente e senza inquinare. Mentre il porto di Venezia soffre drammaticamente la carenza di servizi ferroviari adeguati per spostare le merci in arrivo e in partenza dal nostro scalo, togliendo migliaia di Tir dalle strade. Mentre il sindacato dei lavoratori dei trasporti Cgil ha da tempo dimostrato che riqualificazione e potenziamento dell’attuale linea per Trieste, oggi sottoutilizzata, potrebbero soddisfare gli obiettivi di sviluppo del traffico merci e passeggeri.
Proprio in tempo di crisi, le alternative per risolvere i problemi della mobilità, salvaguardando quei beni comuni per eccellenza che sono il territorio, l’ambiente e la salute, sarebbero a portata di mano. Senza continuare ad alimentare lobby affaristiche del cemento e della finanza. Lo stesso risultato dei referendum per l’acqua e contro il nucleare dimostra che questo sentire è divenuto patrimonio di un’ampia maggioranza sociale.
Chi ha ordinato di attaccare a lacrimogeni e manganellate i manifestanti in Val di Susa, suscitando l’indignata e rabbiosa reazione di molti fra loro, vuole impedirci di discutere e decidere insieme di tutto questo.
Articolo di Beppe Caccia consigliere comunale Lista "in comune" - Venezia
(intervento pubblicato da "Il Gazzettino" - giovedì 7 luglio 2011)
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