sabato 30 aprile 2011

IL FOSSATO CHE CONTINUA AD ESSERE USATO COME FOGNATURA



Già alcuni anni fa (2003/2004), è stato segnalato il problema di un piccolo corso d'acqua nel comune di Marostica, in località Fosse-Torresin, che viene utilizzato come fognatura e dove vengono riversati scarichi civili e di unità produttive.
La situazione del fosso peggiora soprattutto nei periodi delle secche. Il fossato in questione risulta interessato da fenomeni di inquinamento derivanti da presunti scarichi non autorizzati e da presunti sversamenti occasionali direttamente in corso d'acqua.
Il comune di Marostica già a suo tempo interpellato aveva fatto svolgere degli accertamenti  ed era stato verificato che era difficoltoso individuare i titolari e/o i responsabili di eventuali scarichi non regolari, se non con l'esecuzione di adeguati e specifici rilievi tecnici mediante videoispezione delle tubazioni esistenti in zona e non allacciate alla pubblica fognatura.
Aveva inoltre dichiarato che la soluzione di questo problema starebbe nella  realizzazione di un'adeguata rete fognaria a servizio dell'area in questione.
Sono passati alcuni anni  ma purtroppo la situazione non è affatto cambiata, e sono stati notati ancora di recente casi di contaminazione dell'acqua.

mercoledì 27 aprile 2011

IL SUOLO MINACCIATO

Un altro interessante film documentario di alcune associazioni ambientaliste sul consumo del suolo in Italia






giovedì 21 aprile 2011

I PERCHE' E COSA FARE PER PREVENIRE LE ALLUVIONI





Per il presidente del Veneto, il leghista Luca Zaia, l’alluvione che ha messo in ginocchio la regione sarebbe da ricondurre ai più recenti cambiamenti climatici. Di fronte ad eventi metereologici così improvvisi ed estremi, il governo del territorio impone una certa urgenza nel provvedere con interventi strutturali ed investimenti all’altezza della situazione in cui versa la regione. Zaia sembra così allontanare qualsiasi dubbio su presunte responsabilità dell’intervento dell’uomo.


Michele Bertucco, presidente di Legambiente Veneto, commenta le vicende in tono decisamente diverso. Agli interventi per la messa in sicurezza del territorio, sono corrisposte solo una crescita delle spese in interventi straordinari per alluvioni. Bertucco dichiara: «gli interventi il più delle volte hanno causato una dissipazione di risorse economiche, senza essere adeguati alla riduzione del rischio idrogeologico complessivo. Riqualificazione del territorio, diminuzione del consumo di suolo, delocalizzazione dei beni esposti al rischio devono invece essere e parole d’ordine nel piano di messa in sicurezza del territorio. Solo così sarà possibile invertire il processo di sfruttamento e consumo di territorio, prendendo atto che la sicurezza, fruibilità e bellezza di un bacino idrografico dipendono prima di tutto dagli usi cui si destina».
Nel rapporto di Legambiente “Ecosistema Rischio 2010”, si può leggere che in Veneto sono 161 i comuni con aree a rischio idrogeologico, di cui: 41 a rischio frana, 108 a rischio alluvione e 12 a rischio sia di frane che di alluvioni. A Venezia spetta il primato negativo di rischio idrogeologico: 50% dei suoi comuni è al alto rischio. A questi si aggiungono anche quattro dei sette capoluoghi di provincia, infatti restano fuori solo Venezia, Rovigo e Treviso.
In Veneto, la porzione di territorio esposta a rischio è minore rispetto le altre regioni italiane, ma in questi giorni risulta evidente che è impossibile sottovalutare il rischio di frane e alluvioni. Ma Legambiente inquadra un altro importante punto: «Se osserviamo le aree vicino ai fiumi, salta agli occhi l’occupazione crescente delle zone di espansione naturale con abitazioni ed insediamenti industriali e zootecnici. Gli interventi di messa in sicurezza continuano spesso a seguire filosofie tanto vecchie quanto evidentemente inefficaci. Inoltre, troppo spesso non viene realizzata una corretta manutenzione di corsi d’acqua e delle opere di difesa idraulica. L’antropizzazione sempre più pesante delle zone a rischio amplifica il pericolo che si verifichino danni anche gravi, in caso di fenomeni di piena dei corsi d’acqua».
Quanto mai azzeccate allora sono state le parole di Giorgio Napolitano, il Capo dello Stato ha richiamato l’attenzione al mancato rispetto delle regole comuni per privilegiare invece gli interessi individuali.
Michele Bertucco invita gli enti gestori del territorio a fare un generale “mea-culpa”, ma anche a superare la cultura degli interventi post disastri. La ripresa del territorio deve ripartire da un nuovo documento programmatico: «Legambiente chiede agli Enti locali, a partire dai Comuni di creare un’alleanza che coinvolga tutti gli attori in gioco, lo Stato, le regioni, le Autorità di bacino, ma anche le associazioni per programmare per tempo gli interventi di prevenzione e difesa da frane e esondazioni».
Interventi che, al momento, rappresentano la vera emergenza per il Veneto e per tutta l’Italia.

mercoledì 20 aprile 2011

SALVIAMO LA PIANA DI MARCESINA

I devastanti interventi previsti dal progetto voluto dall'Amministrazione Comunale Eneghese e spacciati come "valorizzazione turistica, ambientale e naturalistica" della Piana della Marcesina. Il comitato Enego e la sua Marcesina sta lottando per evitare questo grave danno ambientale e questo incredibile spreco di risorse pubbliche.
http://www.salviamomarcesina.it/


 

lunedì 18 aprile 2011

REPORT:LA CEMENTIFICAZIONE IN ITALIA

La puntata di Report del 31 maggio 2009 sulla cementificazione in Italia.


venerdì 15 aprile 2011

SOSTENIAMO IL RICORSO AL TAR CONTRO LA PEDEMONTANA VENETA

Come? sostenendo economicamente il ricorso al TAR LAZIO contro l'insussistenza della dichiarazione di emergenza e l'eccesso di potere del Presidente del Consiglio, per l'incompletezza della VIA e l'irregolarità della Conv. Econnomica. Il ricorso è promosso dagli espropriati dalla Superstrada a pagamento Pedemontana Veneta poiché unici soggetti titolati a farlo. Come cittadini dobbiamo sentire l'obbligo di aiutarli a sostenere il gravoso onere economico del ricorso, poiché con esso difendono i diritti e gli interessi di tutti: difesa del territorio, difesa della salute,difesa della qualità della vita e difesa della democrazia.
Sono sufficienti 10€, possibilmente 20 o più, versati tramite bollettino postale al CCP 6900767 INTESTATO A "ASSOCIAZIONE PER LA PROMOZIONE PER LA QUALITA' DELLA VITA NELL'OVEST VICENTINO" CAUSALE "PRO RICORSO NOV 2010 CONTRO AUTOSTRADA SPV". E' possibile anche versare con bonifico bancario IBAN IT40P076011800000006900767 stessa intestazione e causale.



 
IL NOSTRO NO ERA UN SI: nel marzo 2001 la conferenza dei sindaci aveva approvato con 35 voti a favore su 36 la Superstrada Pedemontana Veneta.

LA MOBILITA' muove persone e merci sul territorio e richiede l'uso di molti strumenti: le strade, le ferrovie, i corsi d'acqua. Non ha più senso fissarsi solo sulla strada: lo strumento più costoso,più inquinante, più dispersivo.  Bisogna rovesciare questo modo di concepire il territorio. 


IL NOSTRO NO ERA UN SI: nel marzo 2001 la conferenza dei sindaci aveva approvato con 35 voti a favore su 36 la Superstrada Pedemontana Veneta, stabilita dalla finanziaria del 2001, dalla A31 alla A27 sul sedime di una preesistente provinciale Gasparona. Era previsto il suo allargamento a 4 corsie. Si trattava di 70 km per 44 accessi. In quell’occasione la Regione Veneto col presidente GALAN, la provincia di Treviso col Presidente ZAIA, la provincia di Vicenza col presidente DAL LAGO, abbandonarono la seduta, e lavorarono fino ad oggi per una autostrada. Quella soluzione era largamente condivisa e accettata. dal 2001 al 2011 credo che quella soluzione avrebbe potuto essere costruita e oggi essere già in funzione. i Comitati dall’avvio del commissariamento 15 agosto 2009 e del Project Financing chiedono di tornare a quella soluzione.
LA MOBILITA' muove persone e merci sul territorio e richiede l'uso di molti strumenti: le strade, le ferrovie, i corsi d'acqua. Non ha più senso fissarsi solo sulla strada: lo strumento più costoso,più inquinante, più dispersivo. Ogni strada distrugge e sostituisce cemento o asfalto ad agricoltura fertile. Distrugge territori e intercetta corsi d'acqua aggravandone i problemi di gestione a valle. Toglie Risorse più di quante ne aggiunga. Cancellare il territorio non costa nulla a chi fa le strade, chi le costruisce guadagna dalla distruzione dell'agricoltura. Questa contabilità non viene fatta, nessuno la tiene e a nessuno ne viene chiesto conto. Bisogna rovesciare questo modo di concepire il territorio


mercoledì 13 aprile 2011

IL SISTEMA CAVE DELL'ALTOPIANO DI ASIAGO

Interessante articolo sul sistema cave dell'Altopiano di Asiago tratto da Carta Est Nord!

E' rimasto solo l'imprenditore che denunciò il sistema delle cave dell'Altopiano di Asiago

Aveva denunciato, due anni fa, il sistema che governa le cave nell'altopiano di Asiago. Ora il cavatore Pietro Colpo denuncia: «L'Altopiano è peggio del sud Italia. In mano alla mafia. Solo che qui non usano le pistole, ti uccidono con l'ostruzionismo e se non accetti di far parte del 'sistema'».


Le sue rivelazioni avevano portato all'arresto di Angelo Canalia dell'Ufficio cave e miniere della Provincia di Vicenza. Dopo due anni nessun cavatore ha confermato la versione di Colpo e, sul fronte delle indagini, non si ha notizia di ulteriori sviluppi.

Tutto nasce dal rifiuto opposto dal cavatore alla richiesta di una tangente, da parte del Canalia, per l'apertura di una nuova cava ad Asiago. Da allora una sequela infinita di vessazioni: «ho subito ben 3 fermi alla cava, con la scusa di rilevazioni e misurazioni, da settembre 2005 al 31 marzo 2009 per oltre 24 mesi di inattività» ha raccontato il cavatore al Gazzettino di Vicenza.
Dopo le denunce «mi hanno tutti girato le spalle - racconta l'imprenditore -  due anni fa avevo un sacco di amici, spariti tutti; con le banche avevo aperto leasing per milioni di euro, ora non mi danno più niente e fanno pure le strozzine. Il male del settore estrattivo in Altopiano - rivela Colpo alla giornalista del Gazzettino - è l'individualismo. La legge è "mors tua vita mea". È anche per questo che non si è mai riusciti a creare un consorzio a tutela e valorizzazione del marmo di Asiago, sempre venduto per marmo Verona. È per questo che si è creato questo sistema marcio».
«Mi auguro che l'arresto del geometra sia solo l'inizio. Ci saranno sviluppi, spero molto più grossi, perché sono convinto che anche altri parleranno, ora che io per primo mi sono deciso. Il mio auspicio è che sull'Altopiano, per la gestione delle cave, scoppi una bomba in grado di scoperchiare un intero sistema che dura da tanti, troppi anni».Tutto sembra essere fermo, a confermare l'altra tesi sostenuta ancora con forza da Colpo: «L'Altopiano è peggio del sud Italia. In mano alla mafia. Solo che qui non usano le pistole, ti uccidono con l'ostruzionismo e se non accetti di far parte del "sistema", se non accetti certe regole, non lavori più, sei fuori e basta. La gestione cave va avanti con la regola «degli amici degli amici», controllata da un ristretto gruppo di famiglie».

Pietro Colpo oggi sta cercando sbocchi lavorativi lontano dall'Italia, in Romania.

 

martedì 12 aprile 2011

LA CAVE STANNO ROVINANDO LA VALBRENTA


I FIORI DI TARASSACO DEFORMATI: I CASI DI TORINO SIMILI A QUELLI DEL BASSANESE

LA REGIONE NEGA GLI ATTI IN MERITO ALLA PEDEMONTANA

COMUNICATO STAMPA  

Arv) Venezia 8 apr. 2011 - "La Giunta regionale nega accesso e trasparenza ai dettagli economici e tecnici della concessione per la superstrada Pedemontana veneta". Le denuncia arriva dai consiglieri regionali del Pd che, facendosi portavoce delle richieste di numerose amministrazioni locali e cittadini interessati al tracciato della nuova opera, aveva formalmente chiesto al commissario delegato Silvano Vernizzi copia della convenzione stipulata tra Regione Veneto e il consorzio Sis che si è aggiudicato la realizzazione della superstrada a pedaggio. "Accesso negato - spiega la capogruppo Laura Puppato - perché il commissario, dopo esserci rivolto per un parere all'Avvocatura di Stato, ci ha ricordato che la sua nomina è governativa e che quindi la sua attività e la materia da lui gestita non può essere sottoposta al controllo generalizzato dell'attività amministrativa". La capogruppo Puppato, insieme ai due consiglieri vicentini Stefano Fracasso e Giuseppe Berlato Sella, ha quindi rivolto una interrogazione alla Giunta per censurare il mancato accesso al contratto della Pedemontana chiedendo che siano resi trasparenti "i termini di carattere economico e tecnico" della convenzione stipulata tra Regione Veneto e il raggruppamento d'imprese Sis. "Al di là degli aspetti tecnico-burocratici - spiegano i tre consiglieri del Pd - il veto posto all'accessibilità di atti pubblici rappresenta un atto molto grave perché lede i diritti dei cittadini e dei loro rappresentanti eletti nell'amministrazione regionale e negli enti locali. E', infatti, nostro preciso compito di consiglieri regionali esercitare funzioni di controllo. Tanto più quando sono in gioco questioni cruciali per la Regione e i cittadini, come la quota del project financing a carico del bilancio regionale, la durata del canone, le modalità con cui quest'opera strategica viene realizzata, le possibilità di accesso alla superstrada a pagamento previste per i residenti nei comuni attraversati, le condizioni di esproprio". "Il diniego oppostoci dal commissario 'governativo' - aggiunge Laura Puppato - rappresenta una gravissima lesione dei diritti statutari dei consiglieri regionali e dello stesso Consiglio, che mette a rischio le stesse regole democratiche". A preoccupare i consiglieri del Pd è inoltre il dilagare delle figure dei commissari, che finiscono per sottrarre importanti segmenti dell'attività amministrativa della Regione al ruolo di controllo dell'assemblea legislativa. "Dal Passante alla pedemontana - elencano Puppato e Fracasso - dalla gestione del dopo-alluvione e del dissesto idrogeologico alla stessa sanità, per la quale si sta profilando il commissariamento, fino ai project financing in itinere nell'edilizia sanitaria e nelle infrastrutture: la Regione Veneto sta affidando aspetti fondamentali della propria gestione e del proprio potere amministrativo a figure tecniche dotate di massimi poteri che si sottraggono ad ogni forma di verifica e di ispezione da parte del Consiglio regionale che è l'unico organo democraticamente eletto dai cittadini. E questo è davvero inaccettabile per la nostra democrazia".