mercoledì 30 gennaio 2013

CONSEGNATE LE FIRME PER L'ABOLIZIONE DELL'ARTICOLO 38 DEL PTRC




Oggi, 29.01.2013, una delegazione de L’ECO DALLE TERRE è stata accolta dal Presidente del Consiglio Regionale Clovaldo Ruffato e dai Consiglieri Laura Puppato, Nicola Finco, Stefano Fracasso e Pietrangelo Pettenò, ai quali è stata consegnata la Petizione Popolare al P.T.R.C., con la specifica richiesta dell’abrogazione dell’articolo 38.
La delegazione, partita dalla stazione ferroviaria di Bassano del Grappa, ha "scortato" la Petizione, accompagnata dalle oltre 3.500 firme e ha illustrato al Presidente e ai Consiglieri le motivazioni che hanno spinto i diversi gruppi/associazioni/comitati de L’ECO DALLE TERRE a promuovere un'iniziativa popolare che ha sensibilizzato i cittadini sulle devastanti conseguenze dell'applicazione dell'art. 38 P.T.R.C..
Le modalità e la forma con le quali la Petizione è stata presentata hanno letteralmente "catturato" l'attenzione del Presidente e dei Consiglieri, predisponendoli a raccogliere le istanze dei cittadini firmatari. In particolare, dalla documentazione prodotta ed esaminata, hanno potuto evincere, in concreto, l'applicazione pratica della disposizione per la quale si richiede l'abrogazione: le ortofoto a campione dei Comuni di Rosà e Romano d'Ezzelino, sulle quali sono stati riprodotti in scala i "cerchi" di 2 km di raggio che definiscono le aree strategiche di competenza regionale attorno agli svincoli e alle stazioni SFRM, hanno convinto i presenti a manifestare la piena disponibilità a supporto delle istanze emerse da un incontro costruttivo e dall'esito estremamente positivo.
Il Presidente ha dato immediate disposizioni affinché l'Ufficio Legislativo di Palazzo Ferro Fini si attivi per supportare L'ECO DALLE TERRE in ulteriori iniziative popolari che concretizzino la richiesta di abrogazione della norma in esame. Tale disponibilità è il chiaro segnale che la ricerca del dialogo costruttivo tra cittadini e Pubblica Amministrazione è ancora possibile qualora vengano seguite con competenza e rispetto le vie istituzionali.
Ringraziamo nuovamente il Presidente del Consiglio Regionale Clovaldo Ruffato ed i Consiglieri Laura Puppato, Nicola Finco, Stefano Fracasso e Pietrangelo Pettenò che hanno dimostrato, con la loro accoglienza e la partecipazione attiva all'incontro, una responsabilità civica che dovrebbe essere insita in ogni buon amministratore.
Evidenziamo che il proficuo incontro di oggi si è reso possibile grazie alla sensibilità di oltre 3.500 cittadini che hanno aderito all'iniziativa de L'ECO DALLE TERRE, il quale condanna l'abuso ed il consumo del territorio veneto e ne promuove lo sviluppo in termini ambientale e socio-economici.


domenica 27 gennaio 2013

A ROSSANO VENETO IL POZZO DI VIA SAN PAOLO “A RISCHIO DI CONTAMINAZIONE”




COMUNICATO STAMPA


Il Comitato “No gassificatore...” di Cassola e Rossano Veneto, dopo aver esperito, nell'estate del
 2012 inutili tentativi, sia in colloqui con l'Assessore Regionale, sia in interpellanze scritte allo 
Stesso e al Dirigente dell'Ufficio urbanistico regionale, nonostante le sicure ed anche polemiche
 affermazioni del Sindaco di Rossano Veneto, ha deciso di sua iniziativa di andare fino in fondo alla
 poco chiara situazione riguardante la sicurezza dell'acqua potabile di Rossano Veneto e di Galliera
 Veneta pompata nella rete di distribuzione dal pozzo Pz0165 di Via San Paolo. 
Come noto il pozzo
 in questione si trova a poca distanza da un'area produttiva del comune di Cassola in cui è previsto 
l'insediamento di un “Impianto di stoccaggio rifiuti non pericolosi e pericolosi e recupero rifiuti non
 pericolosi” della ditta Ecotrasporti di Cassola, autorizzato con delibera 2399/2011 della Regione
Veneto. Tali insediamenti sono vietati per legge entro le zone di rispetto dei pozzi idropotabili.

Il Comitato ha commissionato al Dott. Geol. Gian Paolo Droli (Hydrogeologist U.E.
Certified - D.E.A. Ecole nationale des Mines de Paris), certamente uno specialista tra i pochi in
 Italia nello specifico settore, il compito di una verifica puntuale sull'esistenza o meno di pericoli di
 inquinamento al pozzo in questione nel caso dell'insediamento autorizzato dalla Regione Veneto.

Lo studio del Dott. Droli è giunto a conclusioni perentorie:
“Il pozzo di attingimento idropotabile pubblico Pz0165, posto a 207m a valle piezometrica
rispetto all'impianto Ecotrasporti, è in posizione fortemente “a rischio” di 
contaminazione/inquinamento per l'entrata nel pozzo di un eventuale “plume” inquinato in falda
 proveniente dall'impianto stesso” (il plume inquinato è una sorta di vera e propria nube inquinata
 che si propaga nella falda con la velocità e le direzioni dell'acqua di falda stessa).
Le principali cause di inquinamento al pozzo, ma anche alle risorgive, la cui linea si trova pochi km.
 a sud dell'impianto, segnalate dall'idrogeologo possono essere originate in fase di esercizio 
ordinario da rotture, degrado dei sistemi impermeabilizzanti e delle protezioni, per imprevisti
 gestionali, ma anche per incidenti, incendio incontrollato al sito, sversamenti accidentali di sostanze
 tossiche/inquinanti durante i trasporti, acque piovane e di lavaggio. 
I vari elementi vengono
 analiticamente presi in esame in modo scientifico e, purtroppo, il quadro che ne risulta non è per 
nulla tranquillizzante. 
Di tutto questo il progetto non mette in risalto nulla, come afferma il Dott.
Droli:
“Va subito detto che soprattutto il rischio sanitario idropotabile - seppure presente, grave e
 ben noto agli addetti ai lavori - non è stato trattato e neppure menzionato nello S.I.A”.

A questo silenzio si devono aggiungere anche altri elementi di cui molti già sottolineati dal
 Comitato nei documenti inviati in Regione l'estate scorsa:
 l'illegittima destinazione d'uso del terreno su cui dovrebbe essere collocata l'attività 
Ecotrasporti, in base ad un accordo tra Provincia e Comune di Cassola del 2004, mai attuato 
e rispettato; il contrasto con l'area di rispetto al pozzo di Via San Paolo, già definita nel 2001 e inserita 
dalla Provincia nel 2003 nel suo “programma Prov.le di Previsione e Prevenzione dei 
Rischi” da cui è derivato nel 2007 il Piano Provinciale di Emergenza della Provincia di
 Vicenza
; il contrasto con il P.T.C.P. di Vicenza, adottato nel 2010 sia per quanto concerne la 
protezione della falda acquifera, come il rispetto del corridoio ecologico individuato in
 quella zona; il falso progettuale che prevede lo sversamento delle vasche di decantazione della seconda
 pioggia nella “fognatura pubblica acque bianche”, che non esiste e quindi verranno sversate 
nuovamente nel suolo circostante.

In considerazione di tutti questi elementi il Comitato, assistito dall'Avvocato Gianluigi Ceruti di 
Rovigo, esperto nelle problematiche ambientali, nei primi giorni del 2013 ha inviato un dettagliato 
esposto al Presidente della Giunta regionale del Veneto dott. Zaia, al Presidente della Commissione 
V.I.A. Ing. Silvano Vernizzi e, in copia, a tutti gli Enti Istituzionali interessati, per richiedere il
 riesame di tutta la pratica Ecotrasporti con l'espletamento di una nuova V.I.A.
Ad oggi non ci è 
pervenuta alcuna risposta, anzi, le persone con cui avevamo anche dialogato si sono rese
 irreperibili.
 
All'assemblea organizzata per mercoledì 30 gennaio, di cui inviamo copia del volantino di 
convocazione, sarà illustrato tutto il percorso, dalla viva voce dell'Avv. Ceruti e del Dott. Droli: è
 giusto che la popolazione conosca sia i rischi per la salute, sia gli atteggiamenti delle Istituzioni.

Per parte nostra, come si può leggere dal volantino, prepareremo anche un testo informativo ai sensi
 dell'art. 309 dlgs.152/2006, che i cittadini possono sottoscrivere e che invieremo quanto prima alle 
prefetture di Padova e Vicenza per le relative competenze.

Egidio Bizzotto.

mercoledì 23 gennaio 2013

RACCOLTA FIRME PER L'ABROGAZIONE DELL' ARTICOLO 38 DEL PTRC VENETO




Questo fine settimana saranno presenti nei nostri paesi, dei banchetti di raccolta firme per l'abrogazione dell'articolo 38. organizzati dal coordinamento L'Eco della Terra, con lo scopo di abolire questo articolo che permette di costruire nel raggio di due chilometri dai caselli autostradali   

Ecco al momento dove  firmare.

Romano d'Ezzelino:
26 mattina Piazza Cadorna, Romano CAP- Piazza Torre- San Giacomo 
26 pomeriggio: Iper Battocchio Fellette 
27 mattina Piazza Cadorna, Romano CAP- Piazza torre- San Giacomo

Bassano del Grappa:
26 mattina

Cassola Romano e Rosà: 
27 mattina sagrati delle chiese

Solagna:
Porta a Porta



PETIZIONE POPOLARE 

Oggetto: P.T.R.C Veneto (Piano Territoriale Regionale di Coordinamento) adottato con delibera di Giunta Regionale (DGR) n. 372 del 17 febbraio 2009, ai sensi della Legge Regionale 23 aprile 2004, n.11 (art. 25 e 4) e depositato presso la Segreteria della Giunta Regionale e presso le Province.

Con la presentazione della presente raccolta di firme, da parte di cittadini residenti nella Regione Veneto, si intende proporre:


1. La revisione dell'articolo 5 del PTRC e la restituzione dell'autonomia agli Enti Locali (Province e Comuni) nella definizione dei piani strategici su specifiche aree

Il P.T.R.C Veneto di "seconda generazione” è uno strumento che ha come fine ultimo l’abbreviazione di tutte le procedure volte a sottrarre l’autonomia agli Enti locali, consolidando il neo-centralismo della Regione.
Il P.T.R.C. risulta essere un piano “di idee e scelte, piuttosto che di regole, un piano di strategie e progetti, piuttosto che di prescrizioni”.
Le norme tecniche al suo interno stabiliscono che “le strategie e i progetti” sono ad appannaggio della Regione e scavalcano così le autonomie degli altri Enti Locali.
La questione emerge fin dai primissimi articoli. Basta, infatti, soffermarsi sull’articolo 5 per comprendere lo “strumento principe” del P.T.R.C.:i cosiddetti “progetti strategici”.
In sede di prima attuazione del PTRC sono stati individuati come progetti strategici: l’attività diportistica, l’ambito portuale veneziano, le Dolomiti e la montagna veneta, le cittadelle aeroportuali, l’urban labor di Rovigo, via Ostiglia, le ville di Andrea Palladio, il sistema insediativo afferente le stazioni del SFMR e l’accesso alla rete viaria primaria, gli hub principali della logistica, i sistemi difensivi regionali di epoca moderna e contemporanea, la città della musica di Verona, il progetto culturale e storico della Grande Guerra (ma la Regione si autorizza a inserirne altri) .
Questo quadro strategico denuncia la sottrazione della potestà delle scelte agli istituti rappresentativi della democrazia: è la Regione che decide e al “tavolo delle decisioni” partecipa esclusivamente il sindaco; il Consiglio (comunale o provinciale) viene delegittimato del suo potere di rappresentanza.
Si chiede, pertanto, una revisione dell'articolo 5 del P.T.R.C. volta alla restituzione dell'autonomia agli Enti Locali (Province e Comuni).


2. DEFINIRE da subito i vincoli di tutela del paesaggio, l’ambiente, i beni culturali nel rispetto dell’art. 9 co.2 Cost.

Il P.T.R.C. dovrebbe avere capacità regolativa tutelando e salvaguardando il territorio.
Tuttavia, come si evince dal prologo delle norme tecniche d’attuazione, la Giunta Regionale, in riferimento ai “vincoli giuridici gravanti sul territorio veneto”, dichiara che provvederà successivamente (tempo indefinito) ad applicare l’unico strumento legislativo che richiede di porre vincoli di tutela del paesaggio, dell’ambiente e dei beni culturali: il “Codice dei beni culturali e del paesaggio”.
La Regione rinuncia, cioè, all’unico strumento che potrebbe dare efficacia al piano e a tradurre le intenzioni proclamate in fatti. Non solo. La stessa Giunta promette, disattendendo al suo dovere, che non aggiungerà vincoli di livello regionale a quelli già prescritti a livello statale.
Tale “atteggiamento” è in palese contrasto con uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione che, all’art. 9 co. 2, recita “[La Repubblica] Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Tale enunciato è di estrema importanza perché contiene un concetto, quello di “paesaggio”, che ha subito nel corso del tempo una profonda evoluzione e che oggi attiene, invece, ad un concetto molto più ampio che prende il nome di “tutela dell’ambiente”. Secondo un principio dello sviluppo economico-sociale la rigenerazione delle risorse non dovrebbe compromettere l’ambiente delle generazioni future.
Sembra che questa norma della fonte primaria del nostro ordinamento sia stata completamente disattesa dalla Giunta Regionale che, se da un lato auspica una rivisitazione dell’art. 9 che non garantirebbe una tutela piena dell’ambiente (attualmente oggetto di legislazione esclusiva da parte dello Stato (ai sensi dell’art. 117 co. 2 lett. s) della Costituzione), dall’altro non si preoccupa dell’applicazione del “Codice dei beni culturali e del paesaggio”.

3. Abrogazione dell'articolo 38 PTRC

L’analisi della situazione urbanistica territoriale del Veneto presenta molteplici elementi di crisi da correggere o rimuovere quali:
- modelli abitativi unifamiliari e sparpagliati (lo “svillettamento”, lo sprawl);
- inefficienza del sistema della mobilità (addebitato all’insufficienza della rete stradale);
- ruolo assunto dai caselli autostradali (sempre più caratterizzati dalla presenza di strutture del terziario);
- desertificazione della rete dei centri storici (addebitata all’alto livello dei canoni di locazione e alla concorrenza delle nuove strutture commerciali).
Nel concreto il P.T.R.C. si presenta come uno strumento poco lungimirante che, anziché trovare soluzioni sostenibili al servizio del territorio sia a livello economico che ambientale, sembra voler confermare la situazione urbanistica esistente considerando alcuni elementi di crisi come ineliminabili, riconoscendoli inverosimilmente non più come elementi di crisi ma come segni di vitalità di un sistema che deve essere assecondato.
Il P.T.R.C. promuove, pertanto, un’ulteriore espansione urbanistica disordinata (sprawl), una desertificazione dei centri storici, un’incentivazione dell’uso tendenzialmente esclusivo dell’auto e un proliferare dei caselli autostradali.
Un’attenzione particolare va rivolta proprio ai “Caselli”. Gli altri Paesi europei stanno procedendo progressivamente al loro smantellamento; gli stessi nel Veneto rappresentano, invece, nuove polarità da incentivare; si individua nelle aree ad essi afferenti, per un raggio di 2Km, addirittura la possibilità di realizzo di nuovi progetti strategici controllati dalla Regione e finanziati secondo il modello del progetto di finanza.
Tale intenzione è rivendicata dall'articolo 38 del P.T.R.C., sulle Aree afferenti agli accessi alla rete primaria e alle stazioni SFMR, che recita:" Le aree afferenti ai caselli autostradali, agli accessi alla rete primaria ed al SFMR per un raggio di 2 Km dalla barriera stradale sono da ritenersi aree strategiche di rilevante interesse pubblico ai fini della mobilità regionale. Dette aree sono da pianificare sulla base di appositi progetti strategici regionali".
In poche righe si stabilisce che a ridosso di caselli, rotatorie di accesso, complanari e stazioni ferroviarie, saranno individuate delle aree corrispondenti a migliaia di mq del terreno veneto, dove la Regione darà il via libero alla cementificazione strategica dei privati, sottraendo così alla Provincia ed al Comune, non solo il titolo di autonomie locali, ma anche e soprattutto la Terra che verrà “consegnata” ai privati.
L’impegno di “non consumare più il territorio Veneto”, già stressato a dismisura, e la promessa di una maggior autonomia locale, sono stati chiaramente disattesi e l'applicazione del l'art. 38 avrà, unitamente alle grandi opere infrastrutturali, gravi ricadute sia in termini di debito pubblico che di consumo di suolo, dissesto idrogeologico, desertificazione dei centri storici e speculazione edilizia,
Per i suddetti motivi si richiede l'abrogazione dell’art. 38 P.T.R.C..



CONSIDERAZIONI FINALI

Come sopra evidenziato, il P.T.R.C. in esame non presenta alcuna capacità regolativa, non esercita alcuna tutela sul bene che dovrebbe, invece, salvaguardare (il territorio); ne facilita, anzi, il consumo e la privatizzazione.
Ciò significa che, se da un lato esso costituisce il quadro più favorevole per l’ulteriore proliferare del capitalismo, intriso di rendita ben più che di profitto e volto all’annientamento delle risorse (Terra, Aria, Acqua) ben più che al loro impiego nell’innovazione, dall’altro rappresenta un quadro nel quale la massima discrezionalità e capacità autonoma d’intervento è centralizzata nelle mani della Regione che, declassando Province e Comuni, si pone quale primo committente dell'economia del Veneto.

La sensibilità nei confronti del bene-territorio e la rete informativa che si sta formando su questa ed altre questioni di interesse comune, sensibilizzano in crescendo i cittadini che, attraverso comitati/gruppi/associazioni, uniscono le loro voci per coinvolgere gli amministratori comunali/provinciali/regionali disponibili ad attivarsi concretamente per la salvaguardia e la tutela del territorio Veneto, attraverso un'azione incisiva in Regione, con la promozione di istanze, interpellanze, convocazioni, atte ad ottenere l'abrogazione dell'articolo 38 e il riesamino dell'intero P.T.R.C..
E’indispensabile, infatti, che amministratori coscienziosi e responsabili si adoperino attivamente nel restituire l’autonomia agli Enti Locali, anche attraverso lo studio di nuovi strumenti urbanistici capaci di impedire il compiersi dell’aberrante “delitto” che si sta compiendo contro la nostra terra.

Per info: info@labc-laboratoriocivico.it