mercoledì 20 febbraio 2013

DOCUMENTO DI ITALIA NOSTRA IN MERITO AL PARERE DELLA COMMISSIONE V.I.A SULL'AUTOSTRADA VALSUGANA



Documento trasmesso dal coordinamento di Italia Nostra ai vari amministratori/consiglieri e gruppi del territorio.


 



Oggetto: Valsugana Valbrenta - parere n° 387 del 19.12.12 della Commissione V.I.A.

Approvazione dall'unanimità dei presenti al tracciato ottimizzato.

Considerazioni: E che altro ci si poteva aspettare quando il Segretario Generale per le
Infrastrutture è anche Presidente della Commissione V.I.A. e vice Presidente del NUV?
E' vero che il termine "Tracciato ottimizzato", è sempre corredato dalle generiche diciture:
"subordinatamente alle prescrizioni e raccomandazioni" ma ,dal documento, ci risultano tante
parole, tanti dati tecnici, tante simulazioni che ci sembrano create appositamente per far fare
confusione ai non addetti ai lavori.
In sostanza, per fare un esempio, prendiamo il quadro di riferimento ambientale alla voce
ATMOSFERA: si dice, dopo le simulazioni di dispersione, che "non si hanno impatti
derivanti dalle emissioni considerate, in grado di generare indici statistici che superano i limiti
di legge e che mostrano aumenti delle concentrazioni nelle zone interne della Valsugana in
particolare nelle regioni interessate dalle aperture intermedie delle gallerie in zone meno
interessate dalla presenza di popolazione". !!!!! Incredibile..!. A Solagna sopra il centro
abitato - a Lanari sopra la frazione e di fronte al centro di Campolongo - a Sarzè Pianari sopra
il centro di S.Nazario - a Pian dei Zocchi su Rivalta e di fronte a S.Gaetano e Sasso Stefani e
S.Marino su S.Marino e Costa. Tra l'uscita della galleria di Solagna e l'uscita della galleria di
S.Marino, andando verso nord, tutte queste uscite, in un tratto inferiore ai 10 Km., come se
gli inquinanti rimanessero localizzati in ambito ristretto e non, spinti dal vento, in tutta la
Valle.
La conclusione del V.I.A.: "non si ritiene sia necessaria allo stato attuale l'installazione di
sistemi di abbattimento delle polveri in galleria".
La soluzione V.I.A.: "prevedere la ventilazione forzata, all'interno delle gallerie, tramite
ventilatori di estrazione o acceleratori e installare, oltre ai rilevatori di fumo, dei sistemi di
monitoraggio in continuo di CO, NO2 e delle polveri, collegati con sistemi di visualizzazione
dei livelli inquinanti, mediante scala di colori (verde, giallo, rosso), in almeno tre punti. In
caso di superamento dei limiti o di fermata del sistema di ventilazione-estrazione, bloccare
immediatamente l'ingresso dei veicoli mediante l'attivazione di semafori in corrispondenza
dell'ingresso. La segnalazione deve essere ripetuta prima del casello della superstrada che
precede, in modo da obbligare i veicoli ad uscire dalla superstrada". E cioè, diciamo noi,
transiterebbero in Valle i previsti 38.000 automezzi più quelli che transitano normalmente.
Ma vogliamo scherzare...!
Oppure vengono usati termini generici quali:" da approfondire nelle successive fasi
progettuali", oppure: " accoglibile da verificare nella successiva fase progettuale".
Per fare un esempio, senza entrare nel merito del problema, nel caso delle prescrizioni del
SIA: "sia valutata la possibilità di sostituire la discenderia di S.Nazario con una analoga
nell'ambito della stazione ferroviaria di Carpanè dove gli spazi si prestano meglio alle attività
di cantiere", la risposta del proponente ad una analoga osservazione è stata:" non accoglibile
in quanto tecnicamente di difficile realizzazione".
E' logico ritenere che le prescrizioni rimangano quasi sempre sulla carta a sola giustificazione.
Avevamo già intuito che il proponente, oltre al progetto ottimizzato, difficilmente avrebbe
fatto altre concessioni, se non marginali, ed era per questo che, prima delle osservazioni da
inviare al V.I.A. avevamo inviato ai Sindaci di Valle una comunicazione con la
raccomandazione di esprimere il loro parere negativo su tale progetto o, quantomeno, che
presentassero in modo unitario delle richieste sostanziali, da tutti condivise, e non di
dimostrare la loro debolezza, presentandosi in ordine sparso, ciascuno interessandosi al suo
"proprio campanile".
In precedenza, ritenendo tutta la Valle, un unico comune, con l'unione tra cittadini e
Istituzioni si erano raggiunti dei risultati concreti che avevano portato alla realizzazione di un
progetto da tutti condiviso.
Quindi, con la presente, vogliamo significare ai cinque Sindaci, che dovrebbero rappresentare
il volere dei cittadini, che hanno disatteso le aspettative della popolazione che ha sempre
manifestato una volontà contraria a questa colossale nonché demenziale opera che porta in

valle solo la devastazione del territorio e che compromette la salute dei cittadini, senza
risolvere in alcun modo il problema della viabilità in valle.
Di conseguenza, visto che le loro Osservazioni al V.I.A. sono state quasi completamente
disattese, chiediamo e raccomandiamo ai cinque Sindaci di inoltrare una lettera in Regione e
ai Ministeri dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e di quello per i Beni e le Attività
Culturali che dimostri la loro risoluta opposizione a questo progetto di Superstrada a
pagamento in Project Financing, vista anche la contrarietà con cui viene recepita dalla
popolazione che, riunita in Comitati o Gruppi di informazione, fa delle continue
manifestazioni che potrebbero, anche, degenerare creando problemi di ordine pubblico.
Suggeriamo loro di prendere esempio dai sei Sindaci della Bassa Valsugana di Borgo,
Grigno,Scurelle, Ospedaletto, Villa Agnedo e Castelnuovo che hanno scritto direttamente al
Ministero dell'Ambiente e a quello dei Beni Culturali manifestando la netta e decisa
contrarietà alla realizzazione di un'opera che porterebbe il territorio comunale ad una
condizione ambientale insostenibile per la salute e la qualità della vita degli abitanti; con gli
stessi creino un collegamento che, nell'unione delle forze, potrà portare all'annullamento del
progetto.
Soluzioni per il punto nero rappresentato da Carpane' si potranno trovare pretendendole dallo
Stato con la creazione di una galleria in doppia corsia, come quella che da Primolano porta
ad Arsie che, partendo dalla località Merlo di S.Nazario, arrivi oltre la cava di Carpanè, dopo
aver allargato la strada che dal ponte di Campolongo porta alla località Merlo. Ciò consentirà
di snellire la viabilità della Valbrenta mantenendo, però, quasi inalterato l'attuale numero di
veicoli.
Bassano del Grappa, 18 febbraio 2013
Italia Nostra
Coordinamento Comitati

mercoledì 13 febbraio 2013

L'ECO DI UN SABATO ALTERNATIVO




Sabato 16.02.2013  L’ECO DALLE TERRE  promuoverà una fiaccolata e un sit-in presso area di cantiere bassanese della Pedemontana.
"L'ECO DI UN SABATO ALTERNATIVO"  così è stata titolata l'iniziativa che vuole accendere l'attenzione di tutti i cittadini, sensibilizzandoli
a quello che sta per accadere appena fuori di casa, rendendo loro i protagonisti in prima persona del cambiamento radicale che subirà il Territorio.
Il nostro paesaggio, quello che i nostri occhi sono abituati ad assaporare nel quotidiano,  non è scampato allo scempio della devastazione e sarà
la prossima vittima del cemento famelico che avanza "Otto metri quadrati al secondo" e tutto questo per mantenere sul secondo gradino del
podio il nostro caro Veneto (col suo 8,5-10,5% di suolo consumato), peccato che in questo caso la medaglia non è certo una di quelle medaglie di cui
noi cittadini veneti ne andiamo fieri, figuriamoci poi se desideriamo mostrarla con orgoglio.

Quindi tra i divoratori di suolo trionfa il nostro Veneto, anticipato da Lombardia e seguito dal Lazio. In merito a questi tristi primati recentemente
Salvatore Settis su Repubblica ha sottolineato  che queste cifre impressionanti stanno di fatto trascinano l’Italia fuori dall’Europa, ove il consumo
medio del suolo è di 2.8%, a fronte di un devastante 6.9% per il nostro martoriato Paese.
In un Paese a incremento demografico zero è come se ogni anno si costruissero due o tre città nuove, delle dimensioni di Milano e di Firenze.
Interrompere questo scempio, si sente ripetere, è impossibile. Non è vero!
L'alternativa esiste e si chiama Messa in Sicurezza del Territorio.
Mettere in sicurezza un territorio significa far lavorare di più le imprese che ora lavorano per distruggere lo stesso territorio, attraverso il recupero delle opere e delle infrastrutture e la riqualifica  delle stesse, un percorso di attività  finalmente di fare la "pulizia degli scheletri di cemento" che assediano le nostre periferie e i nostri centri storici.
La vera lotta ora è un’altra: Da una parte chi vuole uno sviluppo sostenibile in armonia con il bene pubblico e la Costituzione e dall'altra chi vede nel suolo italiano solo una risorsa da saccheggiare a proprio vantaggio. Ora tocca te scegliere: Da che parte stai?
L’ECO DALLE TERRE ha scelto e condanna qualunque “Delitto alla terra che azzeri il futuro!” e per dimostrarlo Sabato 16 febbraio ore 20:00 si riunirà a Quartier Prè di Bassano del Grappa, presso gli impianti sportivi, e dopo aver illustrato le regole di sicurezza (occorre munirsi di giubbino rifrangente si proseguirà insieme con una fiaccolata per raggiungere i luoghi del cantiere bassanese. Durante il sit-in verrà esposto del materiale per spiegare in dettaglio cosa sta accadendo in Pedemontana e in Nuova Valsugana.
Il rientro a Quartier Prè è previsto per le 22 circa, qui dopo aver sorseggiato in compagnia, cioccolata e thè caldi, ci saluteremo e ci daremo appuntamento alle prossime iniziative promosse da L'ECO DALLE TERRE.
Ti aspettiamo "Il tuo Sabato Alternativo rende possibile l'Alternativa !"

mercoledì 30 gennaio 2013

CONSEGNATE LE FIRME PER L'ABOLIZIONE DELL'ARTICOLO 38 DEL PTRC




Oggi, 29.01.2013, una delegazione de L’ECO DALLE TERRE è stata accolta dal Presidente del Consiglio Regionale Clovaldo Ruffato e dai Consiglieri Laura Puppato, Nicola Finco, Stefano Fracasso e Pietrangelo Pettenò, ai quali è stata consegnata la Petizione Popolare al P.T.R.C., con la specifica richiesta dell’abrogazione dell’articolo 38.
La delegazione, partita dalla stazione ferroviaria di Bassano del Grappa, ha "scortato" la Petizione, accompagnata dalle oltre 3.500 firme e ha illustrato al Presidente e ai Consiglieri le motivazioni che hanno spinto i diversi gruppi/associazioni/comitati de L’ECO DALLE TERRE a promuovere un'iniziativa popolare che ha sensibilizzato i cittadini sulle devastanti conseguenze dell'applicazione dell'art. 38 P.T.R.C..
Le modalità e la forma con le quali la Petizione è stata presentata hanno letteralmente "catturato" l'attenzione del Presidente e dei Consiglieri, predisponendoli a raccogliere le istanze dei cittadini firmatari. In particolare, dalla documentazione prodotta ed esaminata, hanno potuto evincere, in concreto, l'applicazione pratica della disposizione per la quale si richiede l'abrogazione: le ortofoto a campione dei Comuni di Rosà e Romano d'Ezzelino, sulle quali sono stati riprodotti in scala i "cerchi" di 2 km di raggio che definiscono le aree strategiche di competenza regionale attorno agli svincoli e alle stazioni SFRM, hanno convinto i presenti a manifestare la piena disponibilità a supporto delle istanze emerse da un incontro costruttivo e dall'esito estremamente positivo.
Il Presidente ha dato immediate disposizioni affinché l'Ufficio Legislativo di Palazzo Ferro Fini si attivi per supportare L'ECO DALLE TERRE in ulteriori iniziative popolari che concretizzino la richiesta di abrogazione della norma in esame. Tale disponibilità è il chiaro segnale che la ricerca del dialogo costruttivo tra cittadini e Pubblica Amministrazione è ancora possibile qualora vengano seguite con competenza e rispetto le vie istituzionali.
Ringraziamo nuovamente il Presidente del Consiglio Regionale Clovaldo Ruffato ed i Consiglieri Laura Puppato, Nicola Finco, Stefano Fracasso e Pietrangelo Pettenò che hanno dimostrato, con la loro accoglienza e la partecipazione attiva all'incontro, una responsabilità civica che dovrebbe essere insita in ogni buon amministratore.
Evidenziamo che il proficuo incontro di oggi si è reso possibile grazie alla sensibilità di oltre 3.500 cittadini che hanno aderito all'iniziativa de L'ECO DALLE TERRE, il quale condanna l'abuso ed il consumo del territorio veneto e ne promuove lo sviluppo in termini ambientale e socio-economici.


domenica 27 gennaio 2013

A ROSSANO VENETO IL POZZO DI VIA SAN PAOLO “A RISCHIO DI CONTAMINAZIONE”




COMUNICATO STAMPA


Il Comitato “No gassificatore...” di Cassola e Rossano Veneto, dopo aver esperito, nell'estate del
 2012 inutili tentativi, sia in colloqui con l'Assessore Regionale, sia in interpellanze scritte allo 
Stesso e al Dirigente dell'Ufficio urbanistico regionale, nonostante le sicure ed anche polemiche
 affermazioni del Sindaco di Rossano Veneto, ha deciso di sua iniziativa di andare fino in fondo alla
 poco chiara situazione riguardante la sicurezza dell'acqua potabile di Rossano Veneto e di Galliera
 Veneta pompata nella rete di distribuzione dal pozzo Pz0165 di Via San Paolo. 
Come noto il pozzo
 in questione si trova a poca distanza da un'area produttiva del comune di Cassola in cui è previsto 
l'insediamento di un “Impianto di stoccaggio rifiuti non pericolosi e pericolosi e recupero rifiuti non
 pericolosi” della ditta Ecotrasporti di Cassola, autorizzato con delibera 2399/2011 della Regione
Veneto. Tali insediamenti sono vietati per legge entro le zone di rispetto dei pozzi idropotabili.

Il Comitato ha commissionato al Dott. Geol. Gian Paolo Droli (Hydrogeologist U.E.
Certified - D.E.A. Ecole nationale des Mines de Paris), certamente uno specialista tra i pochi in
 Italia nello specifico settore, il compito di una verifica puntuale sull'esistenza o meno di pericoli di
 inquinamento al pozzo in questione nel caso dell'insediamento autorizzato dalla Regione Veneto.

Lo studio del Dott. Droli è giunto a conclusioni perentorie:
“Il pozzo di attingimento idropotabile pubblico Pz0165, posto a 207m a valle piezometrica
rispetto all'impianto Ecotrasporti, è in posizione fortemente “a rischio” di 
contaminazione/inquinamento per l'entrata nel pozzo di un eventuale “plume” inquinato in falda
 proveniente dall'impianto stesso” (il plume inquinato è una sorta di vera e propria nube inquinata
 che si propaga nella falda con la velocità e le direzioni dell'acqua di falda stessa).
Le principali cause di inquinamento al pozzo, ma anche alle risorgive, la cui linea si trova pochi km.
 a sud dell'impianto, segnalate dall'idrogeologo possono essere originate in fase di esercizio 
ordinario da rotture, degrado dei sistemi impermeabilizzanti e delle protezioni, per imprevisti
 gestionali, ma anche per incidenti, incendio incontrollato al sito, sversamenti accidentali di sostanze
 tossiche/inquinanti durante i trasporti, acque piovane e di lavaggio. 
I vari elementi vengono
 analiticamente presi in esame in modo scientifico e, purtroppo, il quadro che ne risulta non è per 
nulla tranquillizzante. 
Di tutto questo il progetto non mette in risalto nulla, come afferma il Dott.
Droli:
“Va subito detto che soprattutto il rischio sanitario idropotabile - seppure presente, grave e
 ben noto agli addetti ai lavori - non è stato trattato e neppure menzionato nello S.I.A”.

A questo silenzio si devono aggiungere anche altri elementi di cui molti già sottolineati dal
 Comitato nei documenti inviati in Regione l'estate scorsa:
 l'illegittima destinazione d'uso del terreno su cui dovrebbe essere collocata l'attività 
Ecotrasporti, in base ad un accordo tra Provincia e Comune di Cassola del 2004, mai attuato 
e rispettato; il contrasto con l'area di rispetto al pozzo di Via San Paolo, già definita nel 2001 e inserita 
dalla Provincia nel 2003 nel suo “programma Prov.le di Previsione e Prevenzione dei 
Rischi” da cui è derivato nel 2007 il Piano Provinciale di Emergenza della Provincia di
 Vicenza
; il contrasto con il P.T.C.P. di Vicenza, adottato nel 2010 sia per quanto concerne la 
protezione della falda acquifera, come il rispetto del corridoio ecologico individuato in
 quella zona; il falso progettuale che prevede lo sversamento delle vasche di decantazione della seconda
 pioggia nella “fognatura pubblica acque bianche”, che non esiste e quindi verranno sversate 
nuovamente nel suolo circostante.

In considerazione di tutti questi elementi il Comitato, assistito dall'Avvocato Gianluigi Ceruti di 
Rovigo, esperto nelle problematiche ambientali, nei primi giorni del 2013 ha inviato un dettagliato 
esposto al Presidente della Giunta regionale del Veneto dott. Zaia, al Presidente della Commissione 
V.I.A. Ing. Silvano Vernizzi e, in copia, a tutti gli Enti Istituzionali interessati, per richiedere il
 riesame di tutta la pratica Ecotrasporti con l'espletamento di una nuova V.I.A.
Ad oggi non ci è 
pervenuta alcuna risposta, anzi, le persone con cui avevamo anche dialogato si sono rese
 irreperibili.
 
All'assemblea organizzata per mercoledì 30 gennaio, di cui inviamo copia del volantino di 
convocazione, sarà illustrato tutto il percorso, dalla viva voce dell'Avv. Ceruti e del Dott. Droli: è
 giusto che la popolazione conosca sia i rischi per la salute, sia gli atteggiamenti delle Istituzioni.

Per parte nostra, come si può leggere dal volantino, prepareremo anche un testo informativo ai sensi
 dell'art. 309 dlgs.152/2006, che i cittadini possono sottoscrivere e che invieremo quanto prima alle 
prefetture di Padova e Vicenza per le relative competenze.

Egidio Bizzotto.

mercoledì 23 gennaio 2013

RACCOLTA FIRME PER L'ABROGAZIONE DELL' ARTICOLO 38 DEL PTRC VENETO




Questo fine settimana saranno presenti nei nostri paesi, dei banchetti di raccolta firme per l'abrogazione dell'articolo 38. organizzati dal coordinamento L'Eco della Terra, con lo scopo di abolire questo articolo che permette di costruire nel raggio di due chilometri dai caselli autostradali   

Ecco al momento dove  firmare.

Romano d'Ezzelino:
26 mattina Piazza Cadorna, Romano CAP- Piazza Torre- San Giacomo 
26 pomeriggio: Iper Battocchio Fellette 
27 mattina Piazza Cadorna, Romano CAP- Piazza torre- San Giacomo

Bassano del Grappa:
26 mattina

Cassola Romano e Rosà: 
27 mattina sagrati delle chiese

Solagna:
Porta a Porta



PETIZIONE POPOLARE 

Oggetto: P.T.R.C Veneto (Piano Territoriale Regionale di Coordinamento) adottato con delibera di Giunta Regionale (DGR) n. 372 del 17 febbraio 2009, ai sensi della Legge Regionale 23 aprile 2004, n.11 (art. 25 e 4) e depositato presso la Segreteria della Giunta Regionale e presso le Province.

Con la presentazione della presente raccolta di firme, da parte di cittadini residenti nella Regione Veneto, si intende proporre:


1. La revisione dell'articolo 5 del PTRC e la restituzione dell'autonomia agli Enti Locali (Province e Comuni) nella definizione dei piani strategici su specifiche aree

Il P.T.R.C Veneto di "seconda generazione” è uno strumento che ha come fine ultimo l’abbreviazione di tutte le procedure volte a sottrarre l’autonomia agli Enti locali, consolidando il neo-centralismo della Regione.
Il P.T.R.C. risulta essere un piano “di idee e scelte, piuttosto che di regole, un piano di strategie e progetti, piuttosto che di prescrizioni”.
Le norme tecniche al suo interno stabiliscono che “le strategie e i progetti” sono ad appannaggio della Regione e scavalcano così le autonomie degli altri Enti Locali.
La questione emerge fin dai primissimi articoli. Basta, infatti, soffermarsi sull’articolo 5 per comprendere lo “strumento principe” del P.T.R.C.:i cosiddetti “progetti strategici”.
In sede di prima attuazione del PTRC sono stati individuati come progetti strategici: l’attività diportistica, l’ambito portuale veneziano, le Dolomiti e la montagna veneta, le cittadelle aeroportuali, l’urban labor di Rovigo, via Ostiglia, le ville di Andrea Palladio, il sistema insediativo afferente le stazioni del SFMR e l’accesso alla rete viaria primaria, gli hub principali della logistica, i sistemi difensivi regionali di epoca moderna e contemporanea, la città della musica di Verona, il progetto culturale e storico della Grande Guerra (ma la Regione si autorizza a inserirne altri) .
Questo quadro strategico denuncia la sottrazione della potestà delle scelte agli istituti rappresentativi della democrazia: è la Regione che decide e al “tavolo delle decisioni” partecipa esclusivamente il sindaco; il Consiglio (comunale o provinciale) viene delegittimato del suo potere di rappresentanza.
Si chiede, pertanto, una revisione dell'articolo 5 del P.T.R.C. volta alla restituzione dell'autonomia agli Enti Locali (Province e Comuni).


2. DEFINIRE da subito i vincoli di tutela del paesaggio, l’ambiente, i beni culturali nel rispetto dell’art. 9 co.2 Cost.

Il P.T.R.C. dovrebbe avere capacità regolativa tutelando e salvaguardando il territorio.
Tuttavia, come si evince dal prologo delle norme tecniche d’attuazione, la Giunta Regionale, in riferimento ai “vincoli giuridici gravanti sul territorio veneto”, dichiara che provvederà successivamente (tempo indefinito) ad applicare l’unico strumento legislativo che richiede di porre vincoli di tutela del paesaggio, dell’ambiente e dei beni culturali: il “Codice dei beni culturali e del paesaggio”.
La Regione rinuncia, cioè, all’unico strumento che potrebbe dare efficacia al piano e a tradurre le intenzioni proclamate in fatti. Non solo. La stessa Giunta promette, disattendendo al suo dovere, che non aggiungerà vincoli di livello regionale a quelli già prescritti a livello statale.
Tale “atteggiamento” è in palese contrasto con uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione che, all’art. 9 co. 2, recita “[La Repubblica] Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Tale enunciato è di estrema importanza perché contiene un concetto, quello di “paesaggio”, che ha subito nel corso del tempo una profonda evoluzione e che oggi attiene, invece, ad un concetto molto più ampio che prende il nome di “tutela dell’ambiente”. Secondo un principio dello sviluppo economico-sociale la rigenerazione delle risorse non dovrebbe compromettere l’ambiente delle generazioni future.
Sembra che questa norma della fonte primaria del nostro ordinamento sia stata completamente disattesa dalla Giunta Regionale che, se da un lato auspica una rivisitazione dell’art. 9 che non garantirebbe una tutela piena dell’ambiente (attualmente oggetto di legislazione esclusiva da parte dello Stato (ai sensi dell’art. 117 co. 2 lett. s) della Costituzione), dall’altro non si preoccupa dell’applicazione del “Codice dei beni culturali e del paesaggio”.

3. Abrogazione dell'articolo 38 PTRC

L’analisi della situazione urbanistica territoriale del Veneto presenta molteplici elementi di crisi da correggere o rimuovere quali:
- modelli abitativi unifamiliari e sparpagliati (lo “svillettamento”, lo sprawl);
- inefficienza del sistema della mobilità (addebitato all’insufficienza della rete stradale);
- ruolo assunto dai caselli autostradali (sempre più caratterizzati dalla presenza di strutture del terziario);
- desertificazione della rete dei centri storici (addebitata all’alto livello dei canoni di locazione e alla concorrenza delle nuove strutture commerciali).
Nel concreto il P.T.R.C. si presenta come uno strumento poco lungimirante che, anziché trovare soluzioni sostenibili al servizio del territorio sia a livello economico che ambientale, sembra voler confermare la situazione urbanistica esistente considerando alcuni elementi di crisi come ineliminabili, riconoscendoli inverosimilmente non più come elementi di crisi ma come segni di vitalità di un sistema che deve essere assecondato.
Il P.T.R.C. promuove, pertanto, un’ulteriore espansione urbanistica disordinata (sprawl), una desertificazione dei centri storici, un’incentivazione dell’uso tendenzialmente esclusivo dell’auto e un proliferare dei caselli autostradali.
Un’attenzione particolare va rivolta proprio ai “Caselli”. Gli altri Paesi europei stanno procedendo progressivamente al loro smantellamento; gli stessi nel Veneto rappresentano, invece, nuove polarità da incentivare; si individua nelle aree ad essi afferenti, per un raggio di 2Km, addirittura la possibilità di realizzo di nuovi progetti strategici controllati dalla Regione e finanziati secondo il modello del progetto di finanza.
Tale intenzione è rivendicata dall'articolo 38 del P.T.R.C., sulle Aree afferenti agli accessi alla rete primaria e alle stazioni SFMR, che recita:" Le aree afferenti ai caselli autostradali, agli accessi alla rete primaria ed al SFMR per un raggio di 2 Km dalla barriera stradale sono da ritenersi aree strategiche di rilevante interesse pubblico ai fini della mobilità regionale. Dette aree sono da pianificare sulla base di appositi progetti strategici regionali".
In poche righe si stabilisce che a ridosso di caselli, rotatorie di accesso, complanari e stazioni ferroviarie, saranno individuate delle aree corrispondenti a migliaia di mq del terreno veneto, dove la Regione darà il via libero alla cementificazione strategica dei privati, sottraendo così alla Provincia ed al Comune, non solo il titolo di autonomie locali, ma anche e soprattutto la Terra che verrà “consegnata” ai privati.
L’impegno di “non consumare più il territorio Veneto”, già stressato a dismisura, e la promessa di una maggior autonomia locale, sono stati chiaramente disattesi e l'applicazione del l'art. 38 avrà, unitamente alle grandi opere infrastrutturali, gravi ricadute sia in termini di debito pubblico che di consumo di suolo, dissesto idrogeologico, desertificazione dei centri storici e speculazione edilizia,
Per i suddetti motivi si richiede l'abrogazione dell’art. 38 P.T.R.C..



CONSIDERAZIONI FINALI

Come sopra evidenziato, il P.T.R.C. in esame non presenta alcuna capacità regolativa, non esercita alcuna tutela sul bene che dovrebbe, invece, salvaguardare (il territorio); ne facilita, anzi, il consumo e la privatizzazione.
Ciò significa che, se da un lato esso costituisce il quadro più favorevole per l’ulteriore proliferare del capitalismo, intriso di rendita ben più che di profitto e volto all’annientamento delle risorse (Terra, Aria, Acqua) ben più che al loro impiego nell’innovazione, dall’altro rappresenta un quadro nel quale la massima discrezionalità e capacità autonoma d’intervento è centralizzata nelle mani della Regione che, declassando Province e Comuni, si pone quale primo committente dell'economia del Veneto.

La sensibilità nei confronti del bene-territorio e la rete informativa che si sta formando su questa ed altre questioni di interesse comune, sensibilizzano in crescendo i cittadini che, attraverso comitati/gruppi/associazioni, uniscono le loro voci per coinvolgere gli amministratori comunali/provinciali/regionali disponibili ad attivarsi concretamente per la salvaguardia e la tutela del territorio Veneto, attraverso un'azione incisiva in Regione, con la promozione di istanze, interpellanze, convocazioni, atte ad ottenere l'abrogazione dell'articolo 38 e il riesamino dell'intero P.T.R.C..
E’indispensabile, infatti, che amministratori coscienziosi e responsabili si adoperino attivamente nel restituire l’autonomia agli Enti Locali, anche attraverso lo studio di nuovi strumenti urbanistici capaci di impedire il compiersi dell’aberrante “delitto” che si sta compiendo contro la nostra terra.

Per info: info@labc-laboratoriocivico.it