Questo fine settimana saranno presenti nei nostri paesi, dei banchetti di raccolta firme per l'abrogazione dell'articolo 38. organizzati dal coordinamento L'Eco della Terra, con lo scopo di abolire questo articolo che permette di costruire nel raggio di due chilometri dai caselli autostradali
Ecco al momento dove firmare.
Romano d'Ezzelino:
26 mattina Piazza Cadorna, Romano CAP- Piazza Torre- San Giacomo
26 pomeriggio: Iper Battocchio Fellette
27 mattina Piazza Cadorna, Romano CAP- Piazza torre- San Giacomo
Bassano del Grappa:
26 mattina
Cassola Romano e Rosà:
27 mattina sagrati delle chiese
Solagna:
Porta a Porta
PETIZIONE POPOLARE
Oggetto: P.T.R.C Veneto (Piano Territoriale Regionale di Coordinamento) adottato con delibera di Giunta Regionale (DGR) n. 372 del 17 febbraio 2009, ai sensi della Legge Regionale 23 aprile 2004, n.11 (art. 25 e 4) e depositato presso la Segreteria della Giunta Regionale e presso le Province.
Con la presentazione della presente raccolta di firme, da parte di cittadini residenti nella Regione Veneto, si intende proporre:
1. La revisione dell'articolo 5 del PTRC e la restituzione dell'autonomia agli Enti Locali (Province e Comuni) nella definizione dei piani strategici su specifiche aree
Il P.T.R.C Veneto di "seconda generazione” è uno strumento che ha come fine ultimo l’abbreviazione di tutte le procedure volte a sottrarre l’autonomia agli Enti locali, consolidando il neo-centralismo della Regione.
Il P.T.R.C. risulta essere un piano “di idee e scelte, piuttosto che di regole, un piano di strategie e progetti, piuttosto che di prescrizioni”.
Le norme tecniche al suo interno stabiliscono che “le strategie e i progetti” sono ad appannaggio della Regione e scavalcano così le autonomie degli altri Enti Locali.
La questione emerge fin dai primissimi articoli. Basta, infatti, soffermarsi sull’articolo 5 per comprendere lo “strumento principe” del P.T.R.C.:i cosiddetti “progetti strategici”.
In sede di prima attuazione del PTRC sono stati individuati come progetti strategici: l’attività diportistica, l’ambito portuale veneziano, le Dolomiti e la montagna veneta, le cittadelle aeroportuali, l’urban labor di Rovigo, via Ostiglia, le ville di Andrea Palladio, il sistema insediativo afferente le stazioni del SFMR e l’accesso alla rete viaria primaria, gli hub principali della logistica, i sistemi difensivi regionali di epoca moderna e contemporanea, la città della musica di Verona, il progetto culturale e storico della Grande Guerra (ma la Regione si autorizza a inserirne altri) .
Questo quadro strategico denuncia la sottrazione della potestà delle scelte agli istituti rappresentativi della democrazia: è la Regione che decide e al “tavolo delle decisioni” partecipa esclusivamente il sindaco; il Consiglio (comunale o provinciale) viene delegittimato del suo potere di rappresentanza.
Si chiede, pertanto, una revisione dell'articolo 5 del P.T.R.C. volta alla restituzione dell'autonomia agli Enti Locali (Province e Comuni).
2. DEFINIRE da subito i vincoli di tutela del paesaggio, l’ambiente, i beni culturali nel rispetto dell’art. 9 co.2 Cost.
Il P.T.R.C. dovrebbe avere capacità regolativa tutelando e salvaguardando il territorio.
Tuttavia, come si evince dal prologo delle norme tecniche d’attuazione, la Giunta Regionale, in riferimento ai “vincoli giuridici gravanti sul territorio veneto”, dichiara che provvederà successivamente (tempo indefinito) ad applicare l’unico strumento legislativo che richiede di porre vincoli di tutela del paesaggio, dell’ambiente e dei beni culturali: il “Codice dei beni culturali e del paesaggio”.
La Regione rinuncia, cioè, all’unico strumento che potrebbe dare efficacia al piano e a tradurre le intenzioni proclamate in fatti. Non solo. La stessa Giunta promette, disattendendo al suo dovere, che non aggiungerà vincoli di livello regionale a quelli già prescritti a livello statale.
Tale “atteggiamento” è in palese contrasto con uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione che, all’art. 9 co. 2, recita “[La Repubblica] Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Tale enunciato è di estrema importanza perché contiene un concetto, quello di “paesaggio”, che ha subito nel corso del tempo una profonda evoluzione e che oggi attiene, invece, ad un concetto molto più ampio che prende il nome di “tutela dell’ambiente”. Secondo un principio dello sviluppo economico-sociale la rigenerazione delle risorse non dovrebbe compromettere l’ambiente delle generazioni future.
Sembra che questa norma della fonte primaria del nostro ordinamento sia stata completamente disattesa dalla Giunta Regionale che, se da un lato auspica una rivisitazione dell’art. 9 che non garantirebbe una tutela piena dell’ambiente (attualmente oggetto di legislazione esclusiva da parte dello Stato (ai sensi dell’art. 117 co. 2 lett. s) della Costituzione), dall’altro non si preoccupa dell’applicazione del “Codice dei beni culturali e del paesaggio”.
3. Abrogazione dell'articolo 38 PTRC
L’analisi della situazione urbanistica territoriale del Veneto presenta molteplici elementi di crisi da correggere o rimuovere quali:
- modelli abitativi unifamiliari e sparpagliati (lo “svillettamento”, lo sprawl);
- inefficienza del sistema della mobilità (addebitato all’insufficienza della rete stradale);
- ruolo assunto dai caselli autostradali (sempre più caratterizzati dalla presenza di strutture del terziario);
- desertificazione della rete dei centri storici (addebitata all’alto livello dei canoni di locazione e alla concorrenza delle nuove strutture commerciali).
Nel concreto il P.T.R.C. si presenta come uno strumento poco lungimirante che, anziché trovare soluzioni sostenibili al servizio del territorio sia a livello economico che ambientale, sembra voler confermare la situazione urbanistica esistente considerando alcuni elementi di crisi come ineliminabili, riconoscendoli inverosimilmente non più come elementi di crisi ma come segni di vitalità di un sistema che deve essere assecondato.
Il P.T.R.C. promuove, pertanto, un’ulteriore espansione urbanistica disordinata (sprawl), una desertificazione dei centri storici, un’incentivazione dell’uso tendenzialmente esclusivo dell’auto e un proliferare dei caselli autostradali.
Un’attenzione particolare va rivolta proprio ai “Caselli”. Gli altri Paesi europei stanno procedendo progressivamente al loro smantellamento; gli stessi nel Veneto rappresentano, invece, nuove polarità da incentivare; si individua nelle aree ad essi afferenti, per un raggio di 2Km, addirittura la possibilità di realizzo di nuovi progetti strategici controllati dalla Regione e finanziati secondo il modello del progetto di finanza.
Tale intenzione è rivendicata dall'articolo 38 del P.T.R.C., sulle Aree afferenti agli accessi alla rete primaria e alle stazioni SFMR, che recita:" Le aree afferenti ai caselli autostradali, agli accessi alla rete primaria ed al SFMR per un raggio di 2 Km dalla barriera stradale sono da ritenersi aree strategiche di rilevante interesse pubblico ai fini della mobilità regionale. Dette aree sono da pianificare sulla base di appositi progetti strategici regionali".
In poche righe si stabilisce che a ridosso di caselli, rotatorie di accesso, complanari e stazioni ferroviarie, saranno individuate delle aree corrispondenti a migliaia di mq del terreno veneto, dove la Regione darà il via libero alla cementificazione strategica dei privati, sottraendo così alla Provincia ed al Comune, non solo il titolo di autonomie locali, ma anche e soprattutto la Terra che verrà “consegnata” ai privati.
L’impegno di “non consumare più il territorio Veneto”, già stressato a dismisura, e la promessa di una maggior autonomia locale, sono stati chiaramente disattesi e l'applicazione del l'art. 38 avrà, unitamente alle grandi opere infrastrutturali, gravi ricadute sia in termini di debito pubblico che di consumo di suolo, dissesto idrogeologico, desertificazione dei centri storici e speculazione edilizia,
Per i suddetti motivi si richiede l'abrogazione dell’art. 38 P.T.R.C..
CONSIDERAZIONI FINALI
Come sopra evidenziato, il P.T.R.C. in esame non presenta alcuna capacità regolativa, non esercita alcuna tutela sul bene che dovrebbe, invece, salvaguardare (il territorio); ne facilita, anzi, il consumo e la privatizzazione.
Ciò significa che, se da un lato esso costituisce il quadro più favorevole per l’ulteriore proliferare del capitalismo, intriso di rendita ben più che di profitto e volto all’annientamento delle risorse (Terra, Aria, Acqua) ben più che al loro impiego nell’innovazione, dall’altro rappresenta un quadro nel quale la massima discrezionalità e capacità autonoma d’intervento è centralizzata nelle mani della Regione che, declassando Province e Comuni, si pone quale primo committente dell'economia del Veneto.
La sensibilità nei confronti del bene-territorio e la rete informativa che si sta formando su questa ed altre questioni di interesse comune, sensibilizzano in crescendo i cittadini che, attraverso comitati/gruppi/associazioni, uniscono le loro voci per coinvolgere gli amministratori comunali/provinciali/regionali disponibili ad attivarsi concretamente per la salvaguardia e la tutela del territorio Veneto, attraverso un'azione incisiva in Regione, con la promozione di istanze, interpellanze, convocazioni, atte ad ottenere l'abrogazione dell'articolo 38 e il riesamino dell'intero P.T.R.C..
E’indispensabile, infatti, che amministratori coscienziosi e responsabili si adoperino attivamente nel restituire l’autonomia agli Enti Locali, anche attraverso lo studio di nuovi strumenti urbanistici capaci di impedire il compiersi dell’aberrante “delitto” che si sta compiendo contro la nostra terra.
Per info: info@labc-laboratoriocivico.it
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