venerdì 14 dicembre 2012

LA TRUFFA DEL PROJECT FINANCING

Due video, un'intervista con il giornalista di Altra Economia, Luca Martinelli, e un'inchiesta di Report che  fanno capire bene cos'è il Project Financing.




mercoledì 5 dicembre 2012

I COMUNI TRENTINI BOCCIANO LA VALSUGANA




"Netta e decisa contrarietà alla realizzazione di un'opera che, pur non interessando direttamente l'area trentina, porterebbe nel territorio una condizione ambientale insostenibile". Ad esprimersi in questo modo sono 6 comuni della vallata del Brenta assolutamente contrari alla realizzazione della Nuova Superstrada a Pedaggio Valsugana. Nelle osservazioni all'avvio del procedimento di Valutazione dell'Impatto  Ambientale, le amministrazioni trentine lamentano, dunque, l'impatto che la nuova infrastruttura avrebbe sui loro territori. Le cifre ipotizzate nel progetto prevedono, infatti, un incremento di traffico a fine tratta nel comune di Cismon, pari a 21 mila automezzi, da aggiungersi a quelli attuali, con un impatto sulla viabilità esistente che i trentini definiscono devastante. Da qui la richiesta da parte dei sei comuni, di una programmazione che comprenda le ripercussioni viabilistiche, ben oltre il territorio veneto. E un'istanza è stata avanzata anche sul fronte delle polveri sottili già al limita della soglia di legge. Chiediamo, fanno sapere i 6 comuni, alla Commissione Via che venga realizzato uno studio per ipotizzare la qualità dell'aria lungo la Valsugana anche nella parte trentina.

Fonte: Rete Veneta       

lunedì 22 ottobre 2012

A ROSSANO VENETO L'ACQUA M'BRIACA ANCHE GLI STRISCIONI



E si, anche a Rossano Veneto, oltre che in paesi confinanti, accadono cose strane, ad esempio l'ultima della quale sono stata informata proprio ieri.

Dovete sapere che da un pò di tempo i cittadini di Rossano sono preoccupati in quanto hanno FINALMENTE saputo che la falda dalla quale attinge il pozzo del loro acquedotto è seriamente minacciata da una possibile causa di inquinamento.

Infatti, esattamente sopra la falda è in progetto di realizzare uno stabilimento per lo stoccaggio e la lavorazione di rifiuti pericolosi e non, (22.000 tonnellate anno anche di liquami civili e industriali) guarda caso questo stabilimento sarà a Cassola, nella stessa zona in cui sono già intervenuti per il gassificatore, la zona dove, per accordi presi con la provincia, non dovevano esserci industrie insalubri, la zona ove ancora esiste un corridoio ecologico Natura 2000, insomma proprio lì.

I cittadini sono andati a chiedere ai loro amministratori di fare qualche cosa, hanno proposto di deliberare per l'approvazione del sistema idrogeologico (adottato anche a Rosà, e dalla ATO BRENTA) ) per l'accertamento delle distanze effettive dal pozzo, che sarebbero ben diverse dai 200 metri previsti da una legge di regia memoria. 

Non hanno ottenuto niente, prima promesse (come di solito fanno i politici) ma poi quando si è trattato di scendere ai fatti nisba, niet, nada, zero assoluto.

Grazie amministratori, ancora una volta avete dimostrato che l'interesse ed il benessere di chi vi paga e vi ha fatto l'onore di darvi il voto conta meno di niente.

In compenso però, hanno fatto togliere dagli operai del comune gli striscioni che i cittadini avevano esposto per diffondere quanto stà accadendo nel loro comune a causa della pigrizia dei loro amministratori.

Ora, notate bene, hanno tolto gli striscioni perché probabilmente “dicono” intralciavano, distraevano, ecc. ecc. e li hanno tolti non solo dalle strade, ma anche entrando senza alcun permesso in proprietà private e solo questo evidenzia quanto questo li faccia preoccupare, basterebbe per fare una bella denuncia per violazione di domicilio ed appropriazione indebita sapete? 

E se davano fastidio e distraevano dalla guida perché non togliete anche i cartelloni pubblicitari? Gli altri striscioni? Le locandine? I cartelloni luminosi a Led con immagini a scorrimento non possono distrarre dalla guida? 

A Rossano le elezioni ci saranno a breve lo ricordate? 

venerdì 12 ottobre 2012

LA VALSUGANA SOTTO ATTACCO DEI CAVATORI E DEI GRUPPI FINANZIARI


La Valsugana sotto attacco  dei cavatori e dei gruppi finanziari  che  progettano una viabilità  distruttiva dell’ambiente naturale e della salute dei suoi abitanti

Per risolvere la viabilità nel tratto vicentino della Valle, fin dal Marzo 1998, otto Comitati, espressione  dei cittadini, di ogni tendenza politica, dei vari Comuni interessati alla Superstrada, si riunirono in “Coordinamento Unitario dei Comitati ‘ Per vivere in Valbrenta’”, al fine di cercare una soluzione definitiva circa il tracciato che la Superstrada doveva seguire per il suo completamento e ciò in collaborazione e supporto alle Amministrazioni comunali che, a quel tempo, non erano d’accordo e, ciascuna, a salvaguardia del proprio “campanile”, prendeva le decisioni che le erano più convenienti.

Avevamo riscontrato una omogenea identità di vedute, quale soluzione più naturale e logica, partendo da una ipotesi di progetto, elaborata dal prof. Abrami dell’Università di Venezia e abbiamo convinto su tale indicazione tutte le Amministrazioni comunali raccogliendo, a supporto, oltre 2000 firme di residenti.
Il nostro comune indirizzo era di realizzare una Superstrada in sinistra Brenta, prevalentemente in galleria, senza viadotti, con sbocchi in zone non abitate e al confine dei vari paesi, che mantenesse integro l’ambiente nel tratto più caratteristico della valle, non distruggesse manufatti già esistenti, attenuasse l’inquinamento acustico e permettesse un flusso veloce del traffico commerciale, lasciando a disposizione dei residenti le strade già esistenti.
L’elaborazione definitiva di tale progetto, supportata dall’ing. Rinaldi, allora Presidente di Italia Nostra di Bassano e sponsorizzata dal Cons. Prov. Ciambetti, ora Assessore Regionale, è stata realizzata con un progetto costato 1.733.626,00 euro dallo Studio RPA di Verona dell’ing. Sparesotto.
A tale progetto avevano dato la loro approvazione, all’unanimità, tutte le Amministrazioni comunali, il Consiglio della Comunità Montana, la Provincia, la Regione e l’ ANAS: il progetto è giacente presso l’ ANAS dal 2004, e, per mancanza di fondi, non è stato finanziato. Poi la Regione, dichiarando la pubblica utilità, ha deciso di realizzare l’opera con un project finance e, a settembre 2009, è stata presentata una ipotesi di progetto in destra Brenta, talmente sconcertante per lo sconvolgimento del territorio, da essere contestato da tutti, con una raccolta di altre 2000 firme, tanto da essere cestinato.
E ora viene presentato al VIA questo progetto di Superstrada a pagamento, dalle dimensioni di Autostrada che prevede, per il 2021 il passaggio di 38.733 veicoli, mentre, attualmente, ne transitano 10/15.000, con il relativo inquinamento atmosferico a cui si deve aggiungere quello creato dalle auto che transiteranno nell’attuale statale 47.
I sindaci di valle  nell’esame costi-benefici non hanno rilevato che i costi sono nettamente superiori e ricadono sulle   popolazioni del Canal del Brenta e stanno  accettando, quasi supinamente, l’imposizione di tale progetto che, probabilmente, non risolve completamente la viabilità della valle. Essi  sono stati eletti per rappresentare  i cittadini, per difenderne la salute, l’ambiente, il buon e quieto vivere, le proprietà.
Riteniamo sia noto a tutti che il Veneto è una delle Regioni più inquinate d’Italia e, la zona di valle e di Bassano ha l’incidenza di mortalità tumorali è tra le più alte. Con ciò non si vuole addebitarlo esclusivamente all’inquinamento dovuto al traffico ma, sicuramente, un triplicare o quadruplicare del traffico, rispetto all’attuale, unito alle polveri derivanti dall’escavazione delle gallerie e dal trasporto di ghiaie delle cave che insistono in valle, dovrebbe destare nei responsabili delle grossissime preoccupazioni di coscienza.
Agire in ordine sparso, come già accaduto, dà indicazione di quale sia la nostra debolezza. Suggerire delle possibili variazioni sostanziali non ha, finora, ottenuto alcun risultato concreto nella modifica del tracciato di base: qualche  piccola concessione sulle discenderie, sulle strade di accesso per la costruzione dei viadotti, qualche compensazione di marginale importanza e varie ipotesi nel possibile prolungamento a nord di Pian dei Zocchi fino alla località di S.Marino.
Non si parla dello scarico dei materiali di galleria a Pian dei Zocchi, nè, tanto meno, possiamo essere confortati dai dati che ci vengono forniti sul trattamento dei fumi delle gallerie  e i relativi impianti per la loro depurazione, né dell’esenzione dei tiket autostradali per i residenti a nord. E non ci poniamo, comunque, il problema degli scarichi inquinanti dei 38.000 autoveicoli nella piana di Cismon e nella strettoia di Primolano? Sappiamo che il vento soffia a nord per 12 ore e per altrettante a sud contribuendo, ulteriormente, ad inquinare la valle.
Gli amministratori locali non hanno preso in considerazione il problema di tutte le problematiche e i disagi che subirà la popolazione durante gli anni necessari alla realizzazione dei lavori, con i rumori derivanti dall’escavazione, dalla frantumazione dei materiali estratti, dalle polveri relative, dall’aumento del traffico, lungo le strette strade  al centro dei paesi,per il trasporto dei materiali necessari.
Qual è la logica di una politica che, mentre in destra Brenta, dà contributi per il mantenimento ambientale e storico  di terrazzamenti, sostenuti da muri a secco, in sinistra Brenta propone viadotti e le relative strade di accesso  in cemento, distruggendo analoghi terrazzamenti?
Questo, al momento, è un progetto fine a se stesso, in quanto non  ne è prevista la continuazione a nord e che va a inserirsi a sud di Cismon nell’attuale statale 47, di dimensioni sicuramente insufficienti a contenere un traffico così elevato, specie nella zona a nord tra Cismon e la strettoia di valle che porta a Primolano e che non ha previsioni di continuazione nella Provincia di Trento.
Tra l’altro, è di questi giorni l’apertura del primo tratto della  Autostrada Valdastico  Sud e, da molto tempo, si sta parlando  della possibilità di realizzare la Valdastico Nord il cui progetto avrebbe l’appoggio del Governo e dell’Unione Europea, visto che il proseguimento della A 31 fino a Besenello (Trento) è stato inserito nella rete stradale europea Ten-T (Rete Collegamenti Tran Europee), che i singoli Paesi devono recepire.
E ciò non renderebbe superflua questa Auto-Superstrada per raggiungere Trento molto più lunga in termini di chilometraggio? Perchè se tale opera è ritenuta indispensabile, quindi di pubblica utilità, i sindaci di valle, di comune accordo, non esigono  che venga realizzata l’alternativa n° 2  del proponente che prevede il traforo da Romano a Cismon (con l’uscita nel punto più stretto della valle) e pretendono che, attraversato il Brenta, si prosegua in sinistra Brenta, in galleria, fino alla località Pianello ? Si risolverebbero così tutti i problemi della valle.
Non ci si deve basare su singole promesse e assicurazioni, che lasciano il tempo che trovano, ma tutte le Amministrazioni unite votino come ha fatto l’Amministrazione di Solagna, contro questa o altre soluzioni che non riportino quanto richiesto, e che ciò sia parte integrante del progetto.
Se così non fosse, meglio sarebbe, e lo dicono con amarezza i tanti che da 14 anni si sono impegnati per creare una strada alternativa alla statale 47, che non si facesse nulla. Che si pretendesse dallo Stato una galleria in doppia corsia, come quella che da  Primolano porta ad Arsie  che, partendo dalla località Merlo di S.Nazario, arrivasse fino oltre la cava di Carpanè  e allargando la strada dal ponte di Campolongo fino al Merlo. Si manterrebbero, così, le attuali quote di traffico che vanno da 10 massimo 15.000 automezzi.
Viste le attuali situazioni economiche l’unico sviluppo che la Valle, grazie ai   particolari pregi naturalistici e storici, che la rendono unica, può avere, è quello turistico.
Però abbiamo la cava di Carpanè che, vista dall’alto ha delle dimensioni  enormi  e impressionanti , inquina con le poveri sottili , esponendo  al pericolo di  gravi patologie la popolazione particolarmente dei Comuni di Valstagna e S. Nazario.
Ci stanno portando via la ghiaia delle conoidi, lasciando, al posto del verde alberato , delle zone  ghiaiose a precipizio di decine di  metri a su cui non cresce un filo d’erba e che modificano il microclima.
Cercano di espropriarci dell’acqua del fiume, con la costruzione di una nuova centrale, creando un danno irrimediabile alla fauna ittica e allo sporte alla qualità della vita rivierasca.
Ora ci vogliono prendere anche l’aria. E’ questo che i nostri Amministratori vogliono?
La popolazione sicuramente no, perché  si desidera  essere trattati da cittadini e non da sudditi!
Italia Nostra sezione di Bassano

domenica 2 settembre 2012

CANI MALTRATTATI A BASSANO


Comunicato stampa del Coordinamento Protezionista Vicentino


             Foto del Giornale di Vicenza 


BASSANO DEL GRAPPA, LE GUARDIE ZOOFILE, DENUNCIANO PENALMENTE NOTO CACCIATORE ALLEVATORE E ADDESTRATORE DI CANI DA CACCIA, I POVERI ANIMALI COSTRETTI A VIVERE COSTANTEMENTE ALL’INTERNO DI UN FURGONE, HANNO FATTO SCATTARE IL SEQUESTRO.

Alcune segnalazioni circostanziate, arrivate alla sede E.N.P.A. davano per certa, la detenzione di alcuni cani da caccia, costantemente all’interno di un piccolo furgone, in zona Marchesane.
Il mezzo parcheggiato in un piazzale condominiale interno, sarebbe inoltre stato esposto alle rigide temperature invernali, e senza protezione durante la calura estiva.
     
Per verificare e certificare questa tipologia singolare di detenzione, e formulare l’ipotesi di reato, le guardie zoofile, hanno effettuato due tornate di appostamento di ventiquattro ore, a distanza di una settimana.
Durante il controllo ininterrotto, le guardie hanno filmato e fotografato tutto, compreso il fatto che i sette cani di razza setter, oltre a vivere costantemente all’interno del mezzo, erano stabulati in due per trasportino, ed uno singolo, nessuno aveva acqua a disposizione.

Per questo motivo, P.P. residente nel Bassanese è stato denunciato per detenzione di animali con modalità incompatibili con la propria natura, il P.M. Giovanni Parolin, ha dato mandato per il sequestro al corpo forestale dello stato, che lo ha messo in pratica la scorsa settimana.

Renzo Rizzi portavoce del CPV intervenendo sull’argomento ha dichiarato: "Questa notizia fa scalpore in quanto l’allevatore è anche un notissimo cacciatore di beccacce, che realizza convegni e scrive libri, quindi presumo traendo profitto anche da questa sua attività".
"Sembra che detenere questi animali in condizioni difficili e in completa sudditanza psicologica, alla totale dipendenza dell’uomo anche per i bisogni primari come l’acqua, possa dare degli importanti  risultati nell’utilizzo degli stessi come mezzi di caccia".
"E’ una cosa abominevole, ma non è nulla di nuovo per quell’ambiente, provate a chiedere alle centinaia di allevatori Veneti che “producono a fine di lucro” cani per questo sport; Dove finiscono tutti quegli animali giovani, dai quattro ai sei mesi, segugi in particolare, che rientrano nelle strutture in seguito “alla prova con bocciatura” e quindi il rifiuto all’acquisto da parte del cacciatore?"
"Credo vi siano pochi dubbi sulla loro sorte, anche loro, “i migliori amici dell’uomo”, vittime di una tradizione che evoca un lontano passato legato alla sopravvivenza, tramutatosi oggi, in null’altro che un sanguinario gioco per adulti insensibili".




venerdì 20 luglio 2012

IN MARCIA IN DIFESA DELLA VALLE DEL MIS






Stanno distruggendo la Valle del Mis. Una bellezza senza tempo. Quello che la natura e l’acqua hanno creato in migliaia di anni, rischia di essere distrutto per sempre.
Dove prima c’era un torrente, con i suoi salti, i suoi rivoli, le sue pozze, ora stanno mettendo un tubo, diritto, sempre uguale a se stesso. Freddo, artificiale. Dove prima c’erano sassi, oggi c’è cemento.
Un’intera valle ingannata, da uomini in giacca e cravatta. Valigette piene di interessi in cambio di un Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Un’intera valle svenduta, umiliata, derubata. Predatori senza scrupoli ce la stanno portando via. Con violenza. Armati di braccia meccaniche.
Dove dovrebbe esserci un Parco, il parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi, oggi c’è la Valsabbia spa di Brescia. Recinta, scava, martella, espropria.
Ma non è il rumore delle ruspe che cancella il suono dell’acqua. Non sono i cingolati che calpestano quella valle. Quello che fa più rabbia sono le menzogne, gli inganni che fan parte di questa vicenda.
L’abuso su terreni che per secoli erano di uso civico, ora sfruttati ad uso privato.
Funzionari insensibili che sventolano permessi e autorizzazioni. Imprese che scavano dove non dovrebbero.
Ma soprattutto la codardia di chi potrebbe intervenire e non lo fa. Di una politica che con una mano getta la spugna e con l’altra incassa come già in passato.
Semplicemente una brutta storia. Uno schifo che va riempito d’amore, della gioia di una comunità che non si arrende, che vuole riprendersi quella valle, che vuole riprendersi quel bene comune. Che vuole difendere le Dolomiti e i suoi fiumi da centinaia di storie come questa. Tante sono le richieste per nuove centrali idroelettriche.
Però di acqua, non ce n’è più. 200km di tubi se la sono già bevuta quasi tutta. Un 10% resiste, come noi. Ma ora la partita si fa decisiva, non solo in Valle del Mis.
Proprio in questo periodo in Regione si sta discutendo un disciplinare sulle richieste per le nuove centraline.
Una moratoria sarebbe il giusto, il blocco per le centrali in zone di interesse comunitario e di alto valore naturalistico, il minimo.
Una partita da vincere.
Per questo ci appelliamo a tutti voi, a tutte le associazioni, movimenti, comitati, gruppi, singoli cittadini e cittadine che lottano per i beni comuni, che vogliono difendere le Dolomiti Patrimonio Mondiale dell’Umanità, che vogliono fermare lo sfruttamento irrazionale e privatistico dei fiumi.
Il 22 luglio venite in Valle del Mis, vi aspettiamo!
PER ADESIONE-PARTECIPAZIONE: acqua.belluno@libero.it
Comitato bellunese Acqua Bene Comune

INFO UTILI
partenza marcia: ore 11 da località La Soffia
arrivo: località ponte titele nella zona del cantiere
ritrovo: in località Pian Falcina a partire dalle ore 9:00
distanza: circa 5 km – strada asfaltata, percorso alla portata di tutti
consigliate scarpe comode e cappellino
Sarà disponibile un servizio navetta fino alle ore 10:45 che porterà i partecipanti al concentramento della marcia in località La Soffia. E’ importante giungere in valle il prima possibile (dalle ore 9:00) per consentire il trasferimento con le navette.
Aiutaci a ridurre il numero delle macchine. Organizzatevi per riempire le macchine.
Meglio in bici! Porta la tua bicicletta così puoi lasciare la tua macchina fuori dalla valle. Per esempio in piazza a Sospirolo.
Possibilità di rientro in navetta alla fine della marcia.
Munirsi di acqua e pranzo al sacco. Piccolo ristoro all’arrivo della marcia.
Come arrivare in Val del Mis:
da Belluno: segui per Agordo – in località Mas di Sedico segui per Val del Mis
da Feltre: segui per Sospirolo poi per Val del Mis
da uscita A27: uscita Belluno – da Belluno segui per Agordo – in località Mas di Sedico segui per Val del Mis
Per raggiungere la Valle del Mis con il minor numero possibile di automobili, consigliamo di arrivare a Sospirolo, località Pian Falcina, utilizzando il servizio di carpooling BlaBlaCar.
Se cercate un passaggio, collegatevi al sito www.blablacar.it e scrivete Sospirolo nella casella “Città di arrivo”.
Se invece volete mettere a disposizione uno o più posti liberi nella vostra auto, cliccate sul tasto “Offri un passaggio”.
La registrazione al servizio è semplice e gratuita.
Per informazioni sul carpooling: info@bellunosimuove.it

mercoledì 18 luglio 2012

CEMENTO, ASFALTO E SPORCHI SCHEI





 
Nemmeno sant'Antonio fa più miracoli e non salva dalla crisi la sua «industria», una delle principali di Padova: pellegrini in calo e turismo religioso in difficoltà, con un meno 3% tra 2010 e 2011. I frati osservano preoccupati una curva negativa e indifferente persino all'ultima ostensione del santo corpo. Le autorità locali sono corse ai ripari affidandosi a un mago delle promozioni, Josep Ejarque, che intende «rompere la dipendenza da pellegrinaggi, ostensioni e riti di passaggio», per «rigenerare i prodotti turistici padovani, puntando sui flussi europei e usando molto internet». Ejarque ha alle spalle i successi dei giochi olimpici di Barcellona '92, ma quelli erano anni di vacche grasse. Poi con le olimpiadi invernali di Torino 2006 le cose sono andate diversamente, considerato il poco che è rimasto alla città - debiti a parte - una volta spenti i costosi «botti» a cinque cerchi.
Di fronte a una crisi che come una pestilenza colpisce un po' tutti, è difficile dire se l'ispirazione salvifica possa essere la mistica antoniana o la managerialità virtuale. Di certo è che, nel cuore del Nord-est - tra Padova, Mestre e Treviso - la «strada degli schei» da tempo ha cambiato punti di riferimento e consistenza. Nell'ultimo decennio s'è fatta sempre più astratta, meno visibile quanto reale. Spostandosi dal manifatturiero ai servizi, alle concessioni, alla rendita. Un caso evidente è il gruppo Benetton, che continua a produrre e vendere maglioncini e magliette, ma i soldi li fa con autostrade e aeroporti. Basta leggere l'ultimo bilancio di «Edizione srl», lo scrigno di famiglia. Fatturato 12.253 milioni di euro, utile netto 300 milioni - per metà da attività svolte all'estero -, così ripartiti: 52,4% da Autogrill, autostrade e aeroporti, 30,7% da infrastrutture e servizi per la mobilità, 16,6% da tessile e abbigliamento (con quest'ultimo a segnare un -2% sull'anno precedente). Benetton vent'anni fa marchiava di sé il trevigiano (squadre di basket e volley esibite come gioielli di famiglia), oggi pensa globale e sposta i suoi investimenti dal tessile alle concessioni che assicurano rendita: prossimo investimento, 12 miliardi per gli aeroporti, con relativa guerra delle tariffe. Una precisa concezione dello «sviluppo».
Di Benetton, naturalmente ce ne è uno, ma il caso è sintomatico e l'illustre esempio fa scuola. Grandi e piccoli ne traggono ispirazione, aggiornando le vecchie abitudini di chi ha i piedi ben piantati sulla terra e la considera un suo bene. Da sfruttare il più possibile e «in proprio». Così si è passati dal dilagare di capannoni industriali a quello delle speculazioni più fantasiose, protagonisti gli stessi che trent'anni fa hanno cementificato mezzo Veneto e oggi continuano a farlo, dirottando sulla rendita tutto ciò che hanno ricavato dal manifatturiero. Perché se c'è un'ispirazione che è stata abbandonata è quella industriale - per molti ormai troppo faticosa e poco remunerativa. Perché gli «schei» (veri o virtuali) si possono fare più comodamente da novelli rentiers e senza il rischio d'impresa. Costruendo una nuova rete: non più un distretto industriale ma un intreccio di relazioni - palesi e occulte - tra economia, politica e malaffare.

Tra Veneto City e Nuova RomeaLa furia costruttrice, che da queste parti non tramonta mai, ruota sull'asse Padova-Mestre. Veneto City e Nuova Romea sono le due mega-opere attorno cui e da cui partono una serie di altri progetti, per un giro d'affari superiore ai 20 miliardi di euro. Veneto City è un faraonico progetto da due milioni di metri cubi su un'area di 750.000 metri quadri, divisi tra i comuni di Dolo e Pianiga, a ridosso di quello di Mira: la logica è quella delle newtown che hanno fatto la fortuna di Berlusconi (e costruito, mattone su mattone, il berlusconismo) declinata tutta in chiave commerciale. Cosa ci sarà dentro, di preciso, ancora non si sa (il progetto ha maglie molto larghe: outlet e botteghe, spazi fieristici e aree museali, alberghi e università, persino ospedali) e nemmeno importa molto. Quel che conta è l'occupazione di una rilevante porzione di campagna con l'equivalente di un capannone largo 12 metri, alto 7 e lungo quanto il tratto dell'autostrada A4 che separa Padova Est da Villanova: 23 chilometri. E' un progetto che vale 2 miliardi di euro, sponsorizzato prima dal centrosinistra e poi dal centrodestra, nato nel 1998 da una società promossa da un selezionato gruppo di imprenditori padovani e trevigiani: Luigi Endrizzi (costruttore), Giuseppe Stefanel (industriale tessile), Fabio Biasuzzi (calcestruzzi e presidente di Nordest Ippodromi), Olindo Andrighetti (import di legname) e l'unico non veneto del gruppo, Giancarlo Selci (pesarese, industriale meccanico e cavaliere del lavoro). Nel corso degli anni la società Veneto City ha acquistato terreni ed è diventata oggetto d'investimenti, aumentando progressivamente il proprio capitale oltre i 9 milioni di euro. Ma è rimasta una società in mano al costruttore Endrizzi, che grazie a due piccole srl di 10.000 euro ciascuna, detiene il 26% del totale azionario (un valore di quasi 2 milioni e mezzo). Chiavi di volta della valorizzazione di questo progetto - che porta con sé strade, svincoli, caselli autostradali, aree verdi, allargando a oltre un milione di metri quadri l'area interessata - sono il passaggio dei terreni da uso agricolo a commerciale-industriale, una serie di varianti approvate dai comuni interessati (affascinati dai «contributi di costruzione» e dalle previsioni sulla futura Ici-Imu) e soprattutto il via libera al progetto da parte della giunta regionale guidata dal leghista Zaia, che dichiarandone la «pubblica utilità» ha cancellato tutti i pareri contrari e tutte le obiezioni istituzionali. Un'approvazione arrivata di gran corsa il 31 dicembre del 2011, facendo lievitare il valore dei terreni, giusto in tempo per porre a bilancio cifre consistenti, far crescere patrimoni, per la salvezza delle società di alcuni proprietari dei lotti e la tranquillità delle banche finanziatrici: sul modello dei derivati si creano soldi finti. Pazienza se poi, in questo modo, si gonfiano bolle immobiliari e finanziarie. Del resto quella dei terreni comprati per poi cambiarne la destinazione d'uso, facendo del valore maggiorato una garanzia bancaria, è una pratica ricorrente (c'è persino chi costruisce ancora capannoni per lasciarli vuoti e farne solo una voce patrimoniale). I lavori di Veneto City dovrebbero iniziare entro la fine del 2012, anche se il Cat (Comitato ambiente e territorio), che fin dall'inizio denuncia questa follia, spera ancora di bloccarli. Se pure inizieranno, non è detto che la crisi economica ne permetta il completamento e non riduca Veneto City a un'enorme speculazione finanziaria, lasciando sul terreno solo qualche edificio e un scheletrico reticolo di strade.
E proprio una strada (anzi, un'autostrada) è l'altra grande opera. Viene da sud, è la «Nuova Romea», sarebbe l'ultima propaggine di un delirio chiamato Civitavecchia-Marghera, dal Tirreno all'Adriatico, tagliando gli Apennini. Detta così sembra un doppione dell'Autostrada del sole. E, infatti, lo è. Nel concreto sarebbe la trasformazione in autostrada dell'attuale Orte-Cesena, che proseguendo a nord attraverso Ravenna (tratto già esistente) confluisce nella «vecchia» Romea. Statale pericolosissima (ad alta frequenza d'incidenti) che arriva fino a Marghera (per unirsi al passante di Mestre): da anni si parla di un suo raddoppio, uno schieramento trasversale - che unisce i ravennati delle cooperative vicine al Pd (segretario nazionale in testa) ai berlusconiani di Vito Bonsignore - ha pensato di proporne la trasformazione in autostrada (a pagamento). L'ipotesi è al vaglio del Cipe che se riconoscerà la legittimità delle varianti di programma, decretandone la «priorità», farà partire i lavori per una spesa inizialmente prevista di quasi 10 miliardi. Non proprio bruscolini, in epoca di crisi. Agli oppositori - che pure hanno pesato sulle ultime elezioni amministrative, con l'elezione del grillino Maniero a Mira e gli oltre mille voti di una lista appoggiata dai Comitati ambiente e territorio - non resterà che l'ultima carta del ricorso al Tar. «Perché l'ideologia dello spreco che ha sorretto il berlusconismo - sintetizza Antonio Draghi, architetto, uno dei promotori dei Cat e candidato sindaco del centro sinistra a Vigonono, sconfitto dalla Lega per un pugno di voti - si sfalderà quando dimostreremo che si può creare lavoro e benessere curando l'esistente e il territorio. Quando passeremo dal consumo alla manutenzione». Un modello di sviluppo che ricorda un po' la «Fabbrica di san Pietro», un cantiere sempre aperto, che dà lavoro per valorizzare l'esistente, piuttosto che per sotituirlo o aggiungere. Che punta sul riuso e sul riadattamento alle nuove esigenze di ciò che è stato abbandonato, come potrebbe accadere per tante aree ex-industriali del Nord-est. Idea affascinante, ma che si scontra con interessi forti e - anche - con una cultura popolare ben radicata da queste parti. A partire dalla tradizione contadina che fa coincidere l'uscita dalla famiglia originaria del primogenito maschio con la costruzione (in dote) di una nuova casa; comunque, a prescindere dagli edifici vuoti che possono esserci attorno. Aspettando che i poteri (e i costumi) cambino e compatibilmente con i tagli alla spesa, si comincerà a scavare, spianare, costruire. Non solo per Veneto City e Nuova Romea, ma per la Pedemontana (da Vicenza a Treviso a nord della A4), l'ipotizzata camionabile Marghera-Padova, la città della moda di Fiesso d'Artico (200.000 metri cubi), Motor City (il «parco dei motori» vicino a Verona) e una serie quasi infinita di strade, raccordi, bretelle, caselli. Senza dimenticare il polo logistico di Dogaletto, che si affaccia sulla laguna veneziana e dovrebbe essere collegato alla zona industriale di Padova da una nuova camionabile a pedaggio: i terreni dell'area per lo stoccaggio dei containers sono già stati acquistati da Alba srl e con il solo cambio di destinazione d'uso - da agricolo a industriale - la società dell'imprenditore romagnolo Franco Gandolfi guadagnerebbe circa 165 milioni di euro senza muovere un dito.

Chisso, l'assessore d'asfalto Spending review permettendo, un po' qua e un po' là, qualcosa resterà, perché il Veneto «che conta» si farà sentire anche a Roma, pensando di andare avanti così, nonostante tutto, fingendo di essere sani: dall'azienda a rete sul territorio alla rete della rendita del territorio. Sotto il controllo e le spinte del deus ex machina che trasforma la terra in soldi (veri o virtuali, poco importa), il santo del cemento e dell'asfalto, Renato Chisso, già socialista, dal 1995 consigliere regionale del centrodestra (prima Forza Italia, poi Pdl), attuale assessore alla mobilità della giunta Zaia. Chisso rappresenta, insieme a Silvano Vernizzi (amministratore delegato di Veneto strade), la vera continuità del potere che dalla giunta Galan è transitata a quella Zaia, basata sulla gestione di opere pubbliche e appalti. Dirige il traffico della vera fabbrica di soldi del Nord-est odierno, il delicato intreccio tra economia e politica che frutta ricchezze, potere e un certo brivido del proibito che anche da queste parti conosce le sue «vittime». Come Lino Brentan, amministratore delegato dell'autostrada (a partecipazione pubblica) Venezia-Padova. Brentan, area Pd, lunga militanza nel Pci e nella Cgil, da febbraio è agli arresti domiciliari, accusato di corruzione e «atti contro i doveri d'ufficio». Avrebbe distribuito appalti - frazionandoli in tanti lotti per evitare di metterli a gara - in cambio di mazzette; secondo Brentan servivano a «finanziare il partito». Un Lusi in formato minore (le tangenti sarebbero attorno ai 100.000 euro), che negli interrogatori si sarebbe difeso parlando di «feste e iniziative elettorali». Molto amico dell'assessore Chisso - nonostante le diverse provenienze politiche - Brentan potrebbe essere solo la punta di un iceberg: secondo il pm veneziano Carlo Mastelloni «siamo arrivati di fronte al potere, a una cassaforte che ora si spera di aprire». Dentro ci potrebbero trovare di tutto. Come è accaduto, in un'altra inchiesta, alla Guardia di finanza che indagando su alcuni fallimenti sospetti di aziende in crisi è arrivata alla criminalità organizzata, quella più «pesante»: bancarotta, evasione fiscale, truffa, sono le accuse che hanno portato in carcere Giuseppe Capatano, titolare dell'omonima holding e presidente dell'Associazione «Osservatorio parlamentare europeo» (politicamente inesistente, eppur indiziato di un breve amoreggiamento con Scilipoti). Gli inquirenti sono convinti che Capatano e il suo gruppo siano legati al clan camorristico della famiglia Gionta di Torre Annunziata, che - anzi - ne siano la longa manus per controllare aziende venete in crisi, in particolare del settore costruzioni. Promettendo di sanare i passivi attraverso la costituzione di società all'estero (domiciliate presso un box office in Gran Bretagna) cui intestare i beni delle imprese in difficoltà prima di farle «sparire». In cambio chiedeva e otteneva un pagamento in contanti pari al 15% del totale dei debiti. Un giro d'affari stimato attorno ai 50 milioni di euro e un'evasione fiscale di 5,5 milioni nel solo padovano.
Quella sul gruppo Catapano è una delle tante inchieste in corso nel Veneto (Alessandro Naccarato, deputato del Pd, ne ha censito una quarantina in tre anni) che indicano come stia crescendo il ruolo delle mafie nell'economia del Nord-est, anche attraverso lo strozzinaggio nei confronti di centinaia di imprese che, messe alle strette dalla crisi economica, trovano chiusi gli sportelli delle banche e aperti quelli della malavita che «investe» e mette le mani sulle aziende, acquisendole direttamente o indirizzandone l'attività. Come sempre molto avviene nei servizi e nelle opere pubbliche. Dallo smaltimento dei rifiuti - in particolare quelli tossici che per anni il Nord-est ha «affidato» alla malavita campana e scaricato nel Mezzogiorno - all'edilizia e al movimento terra, settore in cui si sono specializzati i Casalesi. I clan sono molto interessati alle grandi opere, le sole (a parte le nicchie dell'alta qualità manifatturiera, più difficili da infiltrare) che fanno ancora girare gli schei del Nord-est. Insieme al traffico illegale vero e proprio di merci (armi, droga) e persone (immigrazione e prostituzione) che dalla Trieste-Padova riforniscono tutta la penisola.
«La corsa della locomotiva veneta - dice Massimo Carlotto, scrittore che per storia e mestiere conosce bene il ventre della «bassa» padovana - si è alimentata per anni anche di evasione fiscale e lavoro nero, creando così un habitat perfetto per la criminalità e il riciclaggio dei soldi sporchi. Qui c'è gente che gira con le valigette piene di contante che presta a strozzo o investe negli appalti, prendendosi le aziende e taglieggiandole». Ecco come e dove girano i soldi «veri» nel Nordest di oggi. Un nuovo «miracolo» che sant'Antonio non avrebbe proprio saputo fare.

Tratto da "Il Manifesto" 17/07/2012

martedì 17 luglio 2012

L'ACQUA E IL BOSCO DELLA VALPOSINA




                                 






DIFENDIAMO il territorio, l'ambiente e le persone,FERMIAMO l'apertura della miniera Zanconi

Un grande PIC NIC sui prati circostanti MEDITANDO su ciò che può accadere …         

(se la Regione Veneto rilascerà la nuova concessione mineraria …).



DOMENICA 22 LUGLIO 2012
e
DOMENICA 5 AGOSTO2012


Ore 10.00 Ritrovo a CASA BOARO da Derio e Giulia.
Ore 11.30 Presentazione del lavoro e dei risultati raggiunti dal Comitato.
Ore 12.00 Interventi col pubblico.
Ore 12.30 Pranzo conviviale: ognuno porta qualcosa.
Ore 14.30 - DOMENICA 22 luglio 2012 – Teatrando con i ragazzi => rappresentazione della fiaba:
“I quattro custodi della Valposina”
Ore 14.30 - DOMENICA 5 AGOSTO 2012 – I “Valincantà” cantano CON e PER NOI.
Come raggiungerci:
Da Arsiero prendere la S.P. 81/82 per Laghi e Posina; a Castana dritti per Laghi; in centro a Laghi svoltare a sinistra per S. Valentino, proseguire per contra’ Chezzi, Laita, Mogentale, Xausa, Laba => CASA BOARO.
Contatti: 0445/748402 (ore serali) – 340/2507438 (lasciare un messaggio).



In caso di maltempo la manifestazione sarà sospesa.
Gli organizzatori declinano ogni responsabilità per eventuali danni a persone e cose durante tutta la durata della manifestazione.

giovedì 7 giugno 2012

CONDANNATI TRE EX DIRIGENTI DELLA TRICOM DI TEZZE SUL BRENTA



Ribaltando la sentenza di assoluzione emessa dal tribunale di Bassano del Grappa il 24 maggio 2011, la Corte d'Appello di Venezia ha condannato tre ex dirigenti Tricom-Pm galvanica di Tezze sul Brenta, finiti a giudizio per la morte di sei operai rimasti esposti al cromo esavalente.

L'appello ha ribaltato la sentenza ed ha emesso un verdetto di condanna (anche se molto lieve) per Zampierin Paolo 1 anno e 4 mesi,
Sgarbossa Adriano 1 anno e 4 mesi, (con beneficio di sospensione della pena), e Battistella Rocco 1 anno e 4 mesi con il pagamento di una penale di 100.000 euro ai famigliari delle vittime oltre alle spese processuali.

Erano accusati di omicidio colposo plurimo e lesioni personali gravissime, omissioni di cautele per non aver attenuato i rischi per la salute degli operai connessi all'uso del cromo, nikel, cianuro e altri metalli impiegati nelle lavorazioni.  

mercoledì 23 maggio 2012

SUPERSTRADA VALSUGANA: NON SIAMO D'ACCORDO




L'assemblea del 10 maggio organizzata dall'amministrazione di San Nazario riguardante la futura superstrada a pedaggio della Valsugana, ci ha particolarmente delusi, e come noi quasi tutti i presenti sotto diversi aspetti.
Siamo già consapevoli che l'arteria del progetto presentato non risolverà il problema del traffico della valle, cosa per la quale il progetto del 1999 approvato dall'ANAS nel 2007 era stato concepito e approvato da tutti. L'infrastruttura proposta in project financing, così pensata infatti, accoglierà un transito di 40.000/50.000, veicoli al giorno tra il centro del Veneto, Trento e l'Europa anzichè gli attuali 12.000 circa.
Sappiamo come noto ed evidenziato dal presidente della comunità montana, che non tutti passeranno per la nuova via per diversi motivi, tra quali il pedaggio stesso (soprattutto per i pendolari) e fobie varie (secondo alcune statistiche; ciò comporterà un transito sulla vecchia ss47 paragonabile a quello attuale, ovvero la prova dell'inutilità dell'opera per i residenti in valle, che subiranno solo il  conseguente impatto ambientale tra cantieri, viadotti, e inquinamento atmosferico, già al limite legale.
Gli abitanti della Valbrenta si sono dimostrati contrari al project financing fin da subito e hanno raccolto attraverso i comitati oltre 2000 firme. Nonostante questo non è stato possibile fermare l'iter ed è stata "accettata" questa imposizione, nella speranza che la nuova arteria potesse risolvere il problema del traffico almeno in parte, ma vista la soluzione presentata dalle ditte, il giudizio da parte nostra è cambiato notevolmente. Le imprese costruttrici infatti, non hanno proposto un progetto simile a quello voluto e approvato da tutti nel 1999 che teneva conto delle esigenze di tutti i comuni, ma hanno fatto a modo loro.
Questo progetto prevede 3 punti intermedi, in prossimità delle zone abitate, per lo scarico del materiale scavato, almeno 3 attraversamenti a cielo aperto nelle valli, e un cantiere immenso al posto del campo da calcio di San Nazario (appena rifatto) mentre il progetto condiviso prevedeva una sola uscita di servizio, con galleria artificiale, in una zona non residenziale, ovvero tra i Fontanazzi e Solagna. Per quale motivo non è possibile riproporre una soluzione simile? Solagna ha chiesto la stessa cosa e proposto lo stesso luogo, ma sembra che l'amministrazione di San Nazario sia interessata a qualcosa d'altro.
E' risultato evidente infatti, nel corso dell'assemblea, che gli amministratori di San Nazario son molto più interessati al by-pass di San Marino come opera compensativa, con conseguente abbattimento dell'orribile viadotto sovrastante. Riteniamo che questa proposta non sia affatto sbagliata (siamo ben consapevoli dell'importanza della richiesta in quanto abbiamo perso un'amica proprio su quel punto) ma non deve distogliere l'attenzione dalle problematiche degli abitanti delle contrade Merlo, Mocellini, via XXV Aprile, Fabbri, Pianari, Fratta, Sarzè e Lanari, nonchè le vie del centro, che saranno percorse da numerosi camion  provenienti dallo scarico di Lanari verso il deposito/stazione ferroviaria previsto nel campo sportivo. Ciò che  ci preoccupa, oltre all'opera finita con i viadotti, sono i cantieri, vere e proprie cave, con i rumorosi nastri trasportatori, con le discenderie, strade a doppia corsia che tracceranno nuove cicatrici nelle zone più suggestive della valle, percorse da centinaia di camion al giorno e non ultima la polvere dovuta al         carico-scarico. Tutto questo è inaccettabile, e l'abbattimento del viadotto di San Marino sembra purtroppo uno specchietto per le allodole per ottenere in ogni caso un "via libera", i nostri amministratori dovrebbero conoscere questi trucchetti, ma a quanto pare funzionano sempre. Temiamo che il sogno dell'eliminazione del mostro di San Marino non venga realizzato, purtroppo, visti i costi proibitivi dello smaltimento del cemento armato. Probabilmente sarà l'ultima cosa che le ditte si proporranno di fare, nel frattempo avranno già completato il resto del percorso con relativi introiti del pedaggio, avranno costruito il casello a nord di San Marino e acquisito la concessione di più chilometri rispetto a quelli iniziali per la propria infrastruttura, ovvero rispetto alla tratta pensata con l'uscita a Pian dei Zocchi.
In seguito alle prime segnalazioni negative da parte delle amministrazioni, le ditte hanno modificato alcune cose del progetto iniziale: quelle riguardanti, San Marino, Rivalta, Pian dei Zocchi sono ottime, ricche di dettagli  e pensate alla perfezione, mentre le altre a sud  (Merlo, Sarzè, Lanari, ecc...), riteniamo siano semplicemente ridicole nonchè preoccupanti.
E' essenziale che il comune di San Nazario si imponga con dei paletti fissi ai fini di conservare un territorio a misura d'uomo e del rispetto dell'ambiente, con la stessa fermezza con cui si è imposto per l'abbattimento del viadotto di San Marino.

Alcuni giovani di San Nazario                                  

venerdì 18 maggio 2012

BOSCO URBANO



Azione per lo sviluppo di spazi alberati in città, 12, 05, 2012 all'alba (città di Bassano del Grappa, area dismessa all'interno del nuovo grande parcheggio cittadino), piantati una ventina di ulivi, altri 70 sono disponibili alla cittadinanza, per essere piantati.




CEMENTO S.P.A.




Abusivismo, mafia, corruzione: tutti i reati collegati al ciclo del cemento e delle costruzioni costituiscono una piaga non soltanto del Sud Italia ma dilagano anche al Nord. Questo uno dei dati emersi da Cemento Spa , il dossier di Legambiente presentato ieri mattina a Genova, in occasione della XVII Giornata contro tutte le mafie, organizzata per sabato a Genova dall’associazione Libera.
Il dossier offre un preoccupante ritratto del malaffare che si annida nel ciclo del cemento e rivela che negli ultimi cinque anni anche il Nord-Italia ha registrato dati allarmanti che indicano come questi fenomeni non siano una prerogativa soltanto del meridione. Dal 2006 al 2010 nel Nord Italia sono state accertate oltre 7.000 infrazioni legate al ciclo del cemento, quasi 10mila persone sono state denunciate, 9 arrestate e 1 migliaio di beni sequestrati.
La regione con il più alto numero di reati è la Liguria. Al secondo posto c’è invece la Lombardia, seguita da Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Valle D’Aosta. Tra le province del Nord la più colpita è Imperia, seguita da Genova (401), Savona (398) e Sondrio (398). Il maggior numero d’infrazioni si concentra dunque nell’Italia Nord occidentale.
È stato il vorticoso giro d’affari che ruota attorno all’edilizia, oltre che alle grandi opere pubbliche, a far divenire il Nord Italia appetibile per la criminalità organizzata, i cui insediamenti risalgono ai tempi del ‘confino’ dei capi clan siciliani, calabresi e campani.
A muovere la mafia del cemento è un vorticoso giro d’affari collegato alla corruzione e all’abusivismo edilizio. Secondo le stime della Corte dei Conti, buona parte dei 60 miliardi di euro ‘fatturati’ ogni anno nel nostro Paese dalla corruzione può essere ricondotta al sistema degli appalti pubblici e alla ‘valorizzazione’ immobiliare del territorio. Soltanto nel 2010, rivela Legambiente, il mattone illegale ha fatturato, secondo i dati elaborati dalla nostra associazione, almeno 1,8 miliardi di euro.
Enrico Fontana, Responsabile Osservatorio Ambiente e Legalità Legambiente ha spiegato che il dossier mostra come l’intreccio tra illegalità, corruzione e mafie nel ciclo del cemento costituisca una seria minaccia per l’economia e l’ambiente del Nord Italia. “Dopo aver saccheggiato e impoverito il Mezzogiorno – continua Fontana – i clan stanno sempre di più trasferendo il loro sistema d’imprenditoria criminale nel resto del Paese, sfruttando disattenzioni, sottovalutazioni del problema, vere e proprie complicità”. Ecco perché è necessaria “una reazione forte e immediata da parte di tutti: dalle istituzioni a chi ha responsabilità politiche, dalle imprese ai cittadini”.
Per combattere gli illeciti, Legambiente rilancia tre proposte specifiche. La prima riguarda l’approvazione da parte del Parlamento di un efficace sistema sanzionatorio contro la corruzione che preveda, in particolare, la ratifica della convenzione di Strasburgo del 1999, l’introduzione nel nostro codice di delitti come il traffico d’influenze illecite, la corruzione tra privati, l’autoriciclaggio.
La seconda proposta dell’associazione consiste nell’introduzione nel Codice penale di quei delitti contro l’ambiente, sollecitati dalla direttiva 2008/99/CE, che rappresentano uno strumento indispensabile contro i fenomeni di aggressione illegale al territorio e alle risorse naturali.
Legambiente sottolinea infine l’importanza di definire un Piano nazionale di lotta all’abusivismo edilizio, che individui insieme a Regioni ed enti locali tutti gli strumenti utili per stroncare la mafia del cemento.



lunedì 7 maggio 2012

PER NON DIMENTICARE I LAVORATORI MORTI ALLA TRICOM DI TEZZE SUL BRENTA




Si apre il processo d’appello contro la sentenza  ai vertici aziendali della  Tricom Galvanica PM di Tezze sul Brenta, (azienda galvanica già condannata nel 2006 dal Tribunale di Cittadella, perchè  responsabile del grave avvelenamento della falda acquifera nell'alta padovana)  assolti dal   tribunale di  Bassano dall'accusa di omicidio colposo per la morte di alcuni operai dell'azienda a causa di malattia contratta nel luogo di lavoro e mancato rispetto delle norme di sicurezza.
La sentenza è stata vergognosa e inaccettabile: “perchè il fatto non sussiste”. Alla lettura della sentenza è montata giustamente la rabbia: due uova lanciate contro il tribunale e qualche frase gridata sono bastati perchè il tribunale di Bassano, così negligente con i padroni accusati di omicidio, diventasse celere e solerte denunciando immediatamente otto lavoratori per minacce e imbrattamento. Anche questa vicenda processuale, tuttora in corso presso il tribunale di Trento, è stata accompagnata da presidi di centinaia di persone solidali e dei comitati locali. Questo processo si concluderà il 27 giugno prossimo.
Il nostro Comitato si è schierato fin dall'inizio con le famiglie degli operai deceduti. Per anni abbiamo seguito il processo di Bassano senza perdere un'udienza, convinti che solo mantenendo alta la tensione e la visibilità sul caso si potevano evitare l’insabbiamento dell’inchiesta.
E' tempo quindi di rilanciare la lotta in vista delle importanti scadenze processuali del 7 e del 27 giugno, organizzando assemblee, presidi e manifestazioni pubbliche, facendo sentire tutto il peso delle sentenze che saranno emesse nelle due sedi.
Invitiamo tutti a partecipare a

·         Venezia il 7 giugno per un presidio pubblico in occasione del processo d'appello sul caso Tricom;
·         Trento il 27 giugno per la manifestazione pubblica in occasione della sentenza del processo contro i nostri otto compagni denunciati.

Data e luoghi saranno segnalati sul nostro sito.

Per sostenere le nostre attività stiamo organizzando un pranzo popolare di sottoscrizione a Bassano località San Michele il 10 giugno prossimo.

Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio di Tezze sul Brenta e Bassano del Grappa 

sabato 5 maggio 2012

APPELLO PER SALVARE IL FIUME BRENTA




IL FIUME BRENTA NON PUO' MORIRE 
PER UNA CENTRALE ELETTRICA!

Il corso del fiume Brenta, nel tratto montano del vicentino, è stato da sempre oggetto di enorme sfruttamento idroelettrico (attualmente sono già cinque le centrali attive in questo tratto) con ingenti danni ambientali e paesaggistici.

Ora un recente decreto della Regione Veneto ha concesso l'autorizzazione ad un privato (Ditta Crestani Claudio di Bassano del Grappa) di costruire una nuova centrale idroelettrica per lo sfruttamento delle acque del Brenta nell'unico tratto rimasto a regime naturale dove, negli ultimi anni, si sono sviluppate numerose attività con finalità turistiche, sportive ed educative, che hanno notevolmente valorizzato la Valbrenta sia a livello nazionale che internazionale.

SOLO IN QUESTO TRATTO

* il fiume vive perchè a una portata costante tutto l'anno;
* vivono e si riproducono salmonidi come la trota marmorata ed altre specie  animali protette;
* è possibile esercitare la pesca sportiva e sport fluviali di ogni tipo (rafting, canoa, kayak, hydrospeed,                       river-trekking, river-snorkeling e molti altri);
* molti percorsi lungo le sponde sono stati recuperati e valorizzati come intinerari ciclopedonali ed escursionistici molto frequentati;
* giungono ogni anno sempre più turisti da ogni parte d'Italia e dall'estero con benefici per l'occupazione, gli esercizi commerciali e le strutture ricettive e di ristorazione dei paesi che si allungano lungo le rive del fiume;
* arrivano ogni anno decine di migliaia di studenti provenienti dalle scuole di tutta Italia per visite didattiche e lezioni di educazione ambientale;
* vivono, si allenano e gareggiano campioni di canoa di livelli nazionale e internazionale (2 Medaglie Olimpiche, 5 Campionati del Mondo, 7 Coppe del Mondo, 1 Campione Mondiale Junior, solo per citare i più rilevanti).

Tutto ciò crea uno sviluppo economico e turistico eco-compatibile, permettendo la valorizzazione di questa splendida valle, altrimenti nota solo per la triste Statale che la percorre.

LA CENTRALE NON PORTA NESSUN BENEFICIO
TALE DA GIUSTIFICARE QUESTO DANNO IRREPARABILE


NO A NUOVE CENTRALI IDROELETTRICHE
SUL FIUME BRENTA!


PREPARIAMOCI A MANIFESTARE PER IL FUTURO DELLA VALBRENTA!

Confidiamo nel sostegno di tutti e nel buon senso delle istituzioni per fermare questo scempio ed invitiamo chiunque a visitare la Valbrenta ed il suo spettacolare ambiente naturale.

COMITATO TUTELA FIUME BRENTA


Inviare una mail in regione a difesa del Brenta al seguente link!


http://www.pipam.org/index.php?option=com_wrapper&Itemid=29


domenica 29 aprile 2012

PIANO PER BASSANO 13 MAGGIO 2012








Perché partecipare ad una biciclettata è rivoluzionario

Cari amici, il 13 maggio c’è una data da salvare in agenda: a Bassano si tiene la prima pedalata slow, in vista della settimana europea della mobilità sostenibile (vedi volantino allegato)

Vi invito a partecipare e a diffondere la voce!

Muoversi su due ruote è rivoluzionario! Non ci avevate mai pensato? Usare la bici al posto dei mezzi a motore ha questi notevoli vantaggi, pensateci, la biciclettata è un modo per diffonderli!
La bici:
- ti stampa un gran sorriso sulla faccia
- ti permette di vedere meglio il mondo, di fermarti a chiacchierare, di salutare le persone, di incontrare l’anima gemella
- non produce emissioni inquinanti
- scolpisce gambe marmoree (e, nel caso, prepara alla prova costume!)
- migliora la salute e l’umore e ti fa risparmiare spese di palestra, medicine, etc
- evita lo stress del traffico e della ricerca di parcheggio
- è economica ed ecologica

Tante bici (e meno auto) rendono migliore una città, se siamo in tanti la città si adeguerà a noi e non viceversa! Tutti coloro che si muovono dovrebbero avere gli stessi diritti.

Se anche tu speri che Bassano torni ad essere una città con l’aria pulita, in cui muoversi in sicurezza, liberamente, adulti e bambini, vieni alla biciclettata del 13 maggio: se siamo in tanti forse ci arriviamo!