lunedì 30 gennaio 2012

AUTOSTRADA PEDEMONTANA: FERMARLA SI PUO'


Assemblea a Montecchio Maggiore

La recente sentenza del TAR del Lazio dice finalmente quello che tanti cittadini, associazioni e amministratori stanno dicendo da tempo, cioè che, il Governo nel 2009 ha compiuto un atto illegittimo proclamando lo 'stato di emerg enza' per il traffico in Veneto allo scopo di superare le norme di legge e i vincoli istituzionali e democratici verso le amministrazioni e le popolazioni locali. Di fatto sono invalidati tutti gli atti firmati dal commissario straordinario preposto e i lavori sono interrotti.

Questa non è una che una delle numerose contraddizioni emerse riguardo l'autostrada Pedemontana Veneta, un'opera imponente del costo iniziale previsto di 2,2 Miliardi di Euro, che dovrebbe sconvolgere per 90 KM da Spresiano (TV) a Montecchio il nostro già inquinato e cementificato territorio, che dovrebbe essere finanziata con un'ingente somma di denaro pubblico dalla Regione mentre Zaia predica da tempo sacrifici e tagli sui servizi di prima necessità.
Un'opera che sarà realizzata dalla ditta vincitrice della gara d'appalto, la spagnola SIS, mentre sui loro soci SACYR gravano pesanti ipotesi di imminente bancarotta. Un'opera che dovrebbe rilanciare, nel Veneto sempre più travolto dalla crisi economica, lo stesso arrogante modello di sviluppo che l'ha provocata! Un'opera che rischia di portare nel nostro territorio mafia e discariche tossiche come stiamo vedendo per la Valdastico Sud!
Di fronte a tutto questo la cittadinanza deve mobilitarsi e alzare la voce, lungo tutto l'ipotetico tragitto dell'opera, per ribadire con forza che la Pedemontana non serve, che un altro sviluppo del Veneto è possibile e indispensabile! Partiamo da Montecchio Maggiore, Comune in cui molte sono e saranno le importanti questioni urbanistiche, per informare, coinvolgere, discutere e proporre.
Giovedì 2 febbraio alle 20,30 si svolgerà un'assemblea presso la Sala civica Corte delle Filande, vicino al Duomo di S. Maria E S. Vitale a Montecchio Maggiore Piazza Marconi VI.
Comitati Difesa Salute Territorio No Pedemontana, Montecchio Slegata, Co.Ve.P.A, Comitato No alla Centrale Montecchio, Lista Civica Essere Montecchio, Partito della Rifondazione Comunista Montecchio, Partito Democratico Montecchio, Giovani Democratici Ovest Vicentino

sabato 21 gennaio 2012

LE FAMOSE OPERE COLLATERALI ALLA PEDEMONTANA VENETA

 

 

Incontro lunedì al Quirinale con la fondazione Villa Emo. Un impatto maggiore di Veneto City per la nuova area industriale che minaccia la dimora trevigiana

 Andrea Palladio, si mise all’opera per realizzare l’imponente ed elegante villa Emo, tutt’attorno il Cinquecento trevigiano esplodeva di bellezza. Campi, alberi, i colli sullo sfondo, strade sterrate. Oggi parte di quel paesaggio rurale è oggetto di un dibattuto progetto per la realizzazione di un polo agro-industriale, a Barcon di Vedelago: 94 ettari di cemento e acciaio e un casello della Pedemontana, altra colata d’asfalto sull’erba. Comitati e associazioni si battono da mesi per sensibilizzare le autorità chiedendo di fermare il progetto, trovando alte e sorde mura; ma in questi giorni la Fondazione Villa Emo è riuscita ad attirare l’attenzione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Una delegazione sarà ricevuta al Quirinale lunedì mattina, per portare una testimonianza preoccupata e un ultimo disperato appello per salvaguardare un angolo di Marca.


Il polo di Barcon, frazione di Vedelago prevede la realizzazione di un macello (il più grande del Nordest, forse d’Europa) e di una cartiera su un’area di circa 94 ettari di terreno, pari a 180 campi da calcio. Numeri da capogiro, maggiori anche di quelli di Veneto City (la grande area nei dintorni di Dolo), che ha recentemente avuto il via libera dalla Regione. I proprietari dell’area hanno rinunciato a una parte del complesso che doveva essere realizzato, quella commerciale, puntando sull’ambito produttivo e industriale. Una «mostruosità - lo definisce il presidente della Fondazione, Nicola Di Santo - un progetto senza futuro e senza lungimiranza. Ci battiamo contro interessi forti, intrecci di economia e politica che muovono ingenti capitali, ma l’interesse paesaggistico, la tutela del territorio e una crescita sostenibile valgono di più di qualsiasi interesse speculativo non compatibile con l’ambiente». Villa Emo, a Fanzolo di Vedelago, splendida villa palladiana, dal 1996 è patrimonio dell’umanità e tutelata dall’Unesco, come anche il paesaggio che la circonda. Poco distante c’è quel che rimane di villa Pola, realizzata nel Settecento dall’architetto veneziano Giorgio Massari: una monumentale barchessa circondata da campi, in un contesto libero da insediamenti, ma scelto per ospitare il polo industriale di Barcon.
«E’ riconosciuta come zona agricola di pregio, tessera costruttiva del paesaggio tipico della campagna trevigiana, come può contemplare un progetto simile? - sottolinea Di Santo -. Non chiediamo la stessa tutela, ma attenzione per il nostro patrimonio ambientale. Se non interverremo in tempo, il territorio e i rapporti civili cambieranno in modo così radicale da renderci tutti estranei alle sorti del territorio e delle generazioni future". La lettera della Fondazione è stata spedita il 19 dicembre. La risposta è partita da Roma il 23. «Il Capo dello Stato ha ricevuto la sua lettera relativa alla situazione venutasi a creare a Barcon di Vedelago - scrive il professor Louis Godart, consigliere per la Conservazione del Patrimonio Artistico -. Sarei lieto di potervi incontrare in Quirinale per poter valutare insieme a voi le azioni da intraprendere onde consentire di salvaguardare l’integrità di un territorio di rara bellezza». «E’ più facile parlare con il Presidente della Repubblica che con il sindaco» chiude amaramente Di Santo. La vicenda è stata finora trattata con risvolti economici e politici: il dibattito ruota attorno al cambio di destinazione d’uso del terreno agricolo su cui si vorrebbe erigere il polo industriale. La Lega Nord guida l’amministrazione comunale di Vedelago con il sindaco Quaggiotto (che si chiude in un secco «no comment » da mesi), la Provincia e la Regione: il partito ha aperto un serrato dibattito interno per definire una posizione ufficiale in merito, ancora senza esiti. Ma saranno proprio i tre enti l’ago della bilancia. L’ente provinciale riunirà commissioni e consiglieri per valutare pro e contro dell’iniziativa, per dettare linee guida comuni nelle scelte di natura urbanistica. Ma ora che la questione ha preso una piega di natura culturale e di tutela paesaggistica, l’intervento di Napolitano potrebbe essere decisivo per le sorti di Barcon.

http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cultura_e_tempolibero/2012/11-gennaio-2012/andremo-napolitano-salvare-villa-pola-1902815993724.shtml#.TxnR1ENEDjU.blogger

giovedì 19 gennaio 2012

PER NON ASPETTARE LA PROSSIMA INCHIESTA


Legambiente scrive all'assessore all'ambiente ed alla mobilità della Regione Veneto

Le inquietanti ipotesi fin'ora emerse riguardo ad un esteso sistema di smaltimento di rifiuti nei cantieri della Valdastico Sud confermerebbero, se validate dall'inchiesta in corso, una tendenza che si è consolidata nell'ultimo decennio: le rotte dei traffici dei rifiuti non seguono più la direttrice nord-sud, ma, in prevalenza puntano all'estero, Germania, Austria o paesi dell'est, o si fermano a pochi chilometri dal luogo di produzione. Anche il nordest è così divenuto negli ultimi anni luogo di destinazione di smaltimento illegale di rifiuti speciali e tossico nocivi. Già un'inchiesta analoga, denominata «Mercante di rifiuti» del 2005, aveva portato alla luce un vasto traffico di rifiuti stipati, tra l'altro, nelle massicciate della tratta della Tav Padova - Venezia, della strada del Santo Padova - Cittadella, del cavalcavia Camerini a Padova.
La Regione come pensa di far fronte a questa che si sta sempre più prefigurando come una triste realtà? Legambiente chiede che il sistema dei controlli venga ampliato e potenziato mettendo a disposizione degli operatori adeguati mezzi e strutture, mentre sembra che a farla da padrone siano ancora e sempre i soliti tagli. 

Smaltire illecitamente rifiuti rappresenta un'attività estremamente lucrosa: ditte di movimento terra che praticano questo traffico, in generale, sono in grado di proporre, in sede di appalto dei lavori, offerte vantaggiose che spesso emarginano concorrenti che al contrario lavorano onestamente. I committenti hanno il dovere di tenere gli occhi aperti e denunciare eventuali anomalie.
Perché il Veneto non si è ancora dotato del Piano di Gestione dei Rifiuti Speciali? Legambiente pretende che questa inadempienza vergognosa sia colmata il prima possibile altrimenti si continuerà a prestare il fianco al proliferare di traffici e conferimenti illegali di rifiuti ad opera di ogni tipo di organizzazione criminale.

Anche la «filiera» costruttiva delle grandi opere può essere un utile campanello di allarme. Se nel caso della Valdastico Sud l'affidamento dei lavori ha seguito procedure «normali» (legge Merloni e successive modifiche), altre grandi opere venete sono state o saranno eseguite e progettate in project financing e, a volte, anche con l'uso della decretazione d'emergenza, come nel caso del Passante di Mestre e della Pedemontana Veneta, bocciata da una recente sentenza del Tar del Lazio. La stessa Corte dei Conti in merito ai lavori per il Passante di Mestre scrive, nella relazione conclusiva del 6 maggio del 2011: «La criminalità    organizzata tende ad assumere un ruolo preponderante non tanto nella fase dell’aggiudicazione, ma nella fase dell’esecuzione, privilegiando il suo inserimento, anche nel circuito economico delle grandi opere, attraverso il sub-appalto o le attività di fornitura di merci e servizi locali, e rappresentando, tra l’altro, una fonte di costo “extra”. Del resto la libertà di cui gode il soggetto esecutore che deve assicurare l’esecuzione dell’opera 'con ogni mezzo' e non deve scegliere le imprese mediante procedure concorsuali, può trasformarsi in occasione di infiltrazione malavitosa. O ancora le dichiarazioni, risalenti al dicembre 2010 del colonnello Michele Sarno, del comando dei carabinieri di Vicenza: «il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata che dispone di grandi somme da "ripulire" sono reali, soprattutto in una regione ricca e dinamica come il Veneto. Per questo vigiliamo e lo faremo sempre di più, in particolare sui grandi appalti, come quelli della superstrada Pedemontana».
Dentro l'emergenza passa di tutto, Legambiente chiede di chiudere definitivamente con la stagione delle emergenze e delle procedure straordinarie che hanno provocato una "mutazione genetica” delle ordinanze di protezione civile e provocato una marginalizzazione dei procedimenti di affidamento previsti dalla normativa sulle opere pubbliche. Chiede inoltre alla Regione  che imponga procedure trasparenti e sappia garantire l'accesso agli atti da parte dei soggetti portatori d'interessi diffusi come associazioni e comitati di cittadini.

Nell'attesa che l'inchiesta faccia il suo corso e chiarisca se la Valdastico Sud sia o meno "l'autostrada dei veleni", la politica non stia semplicemente alla finestra, ma fin da subito si attrezzi per attuare tutte le necessarie contromisure. Per non aspettare la prossima inchiesta.



Luigi Lazzaro
Presidente Legambiente Veneto

venerdì 13 gennaio 2012

CONFERENZA STAMPA AL CANTIERE DI LEVA'/SARCEDO DI MONTECCHIO PRECALCINO


Quello che il TAR del Lazio rileva con la sua sentenza è che
l'impianto emergenziale con cui è stata portata avanti la SPV dal 2009
a oggi è illegittimo.
La scelta del luogo per la conferenza stampa non è casuale.

Qui c'è un cantiere nel quale i lavori stanno proseguendo nonostante
la sentenza ESECUTIVA di un Tribunale Amministrativo che dichiara
illegittima la nomina del commissario straordinario da parte del
governo Berlusconi nel 2009.
L'amministrazione regionale può ricorrere contro la sentenza del TAR,
ma non può disconoscerla, né può l'ex commissario fingere di non
sapere dell'esistenza di tale sentenza e dichiarare che la sentenza,
come ha fatto nelle ultime settimane, non gli è stata notificata.
Forse l'ex commissario può cavillare sulla ancora non avvenuta
notifica, ma non può certamente asserire di non sapere che il
pronunciamento dei giudici ha dichiarato illegittima la sua nomina e
conseguentemente nulla la sua funzione e invalido ogni suo atto.

Ci sono questioni di forma e questioni di sostanza.
La sostanza di quello che noi leggiamo nelle parole e nel
comportamento del commissario, è l'arroganza e il disprezzo di un (ex)
funzionario statale nei confronti di un organo dello stato (il TAR del
Lazio), dei giudici e dei cittadini, che, invece, quando tocca a loro,
alla legge e alle sentenze si devono adeguare.
Un comportamento corretto sarebbe stato di fermare tutto in attesa del
pronunciamento del Consiglio di Stato sia riguardo alla sospensiva
della sentenza e in caso sino alla sentenza definitiva, ma parrebbe
che l'abitudine al potere e a non avere oppositori istituzionali,
abbia fatto debordare l'ex commissario fino a dare l'impressione che
egli consideri la sentenza del TAR come un piccolo fastidioso
foruncolo da rimuovere, con buona pace delle persone per le quali
leggi e sentenze invece pesano come macigni.

Abbiamo raccolto oltre mille firme di cittadini e di oltre quaranta
associazioni e comitati. Invieremo una lettera al Presidente della
Regione, all’ex commissario, ai Consiglieri Regionali e ai Deputati
Nazionali ed Europei per denunciare il protrarsi della situazione e
chiedere il rispetto della legalità.
Purtroppo però, sembra che chiedere civilmente il rispetto delle
regole e la correttezza, in questo paese non basti, per cui siamo
altresì pronti a presentare esposti nelle sedi competenti e a fare
intervenire la pubblica autorità.

I lavori nei cantieri si devono fermare ora, senza indugi.

Per ribadirlo e per continuare la mobilitazione unitariamente con
tutti i comitati territoriali e con le associazioni, intraprenderemo
diverse iniziative lungo l'asse della pedemontana.

Il 28 gennaio ci sarà la giornata dei gazebo, dove in molti comuni
dell'asse (Montecchio Maggiore, Trissino, Castelgomberto, Malo,
Sarcedo, Breganze, Bassano) saremo in piazza a parlare con i
cittadini, a dire quello che pochi sanno, ossia che il TAR del Lazio
ha fermato l'iter della Pedemontana perché la nomina del commissario
si basa su una falsa emergenza, a dare speranza a chi pur essendo
contrario, si è rassegnato.

Il 2 febbraio una grande assemblea pubblica a Montecchio Maggiore
lancerà ulteriori iniziative per la mobilitazione.

Vogliamo arrivare a una grande manifestazione unitaria di cittadini,
comitati e associazioni e successivamente creare uno spazio (anche
fisico) dove poter esprimere, condividere e diffondere la nostra
visione di sviluppo di un territorio martoriato da trenta anni di
dissennatezza che ci hanno portato ad avere un Veneto che sembra una
gruviera di cave con escrescenze di capannoni vuoti e grappoli di zone
industriali dismesse e centri commerciali semideserti.
Vogliamo ribadire che il modello attuale non sta in piedi se non
basandosi sulla creazione di un debito ecologico ed economico per le
generazioni future.

Nel luogo in cui è sorto il cantiere tra Levà e Sarcedo, ci sono gli
ultimi prati perenni di questa zona. Ci sono le rogge ricche di acqua,
c'è la cava utilizzata per gli studi sulla ricarica della falda che
alimenta gli acquedotti di Vicenza e Padova, c'è la centrale
idroelettrica di Ca' Fusa che produce energia sfruttando le
caratteristiche del territorio ossia la presenza di acqua in grande
quantità della zona.

Laggiù a sud, verso il torrente Igna hanno già scavato una trincea, di
nascosto e in silenzio. Ora, dopo la sentenza, con grande arroganza
hanno cominciato i lavori, senza nemmeno che il cartello di
autorizzazione al cantiere sia stato esposto a ridosso della strada di
via Ca’ Orecchiona, dove già mucchi di terra sbancati sconvolgono il
paesaggio, fino a che questa ricchezza sarà ricoperta dalla colata di
asfalto.

Fermarli è un dovere civico.


CDST no pedemontana , 13 gennaio 2012

Firmate l'appello al link:  http://www.firmiamo.it/appello-no-pedemontana

giovedì 12 gennaio 2012

L'AUTOSTRADA VALSUGANA ALLA PIZZAROTTI DI PARMA


Passaggio a Nord-Est» per la Pizzarotti, che sta definendo in Veneto un importante lavoro in project financing che prevede un investimento di quasi 800 milioni di euro: è stata infatti definita di pubblico interesse da parte della Regione Veneto la proposta per la progettazione, costruzione e gestione della nuova Valsugana, per la precisione l'«itinerario della Valsugana Valbrenta - Bassano Ovest - superstrada a pedaggio», .
L'impresa di Parma - che di recente si è aggiudicata due grossi appalti europei, uno a Nizza per un parcheggio e appena un mese fa in Romania per 30 km di linea ferrovia - in questo caso fa parte in qualità di mandataria di un costituendo consorzio di imprese insieme alla Ing. E. Mantovani, CIS e Cordioli & C (mandanti) al quale la giunta presieduta dall'ex ministro Luca Zaia ha assegnato il ruolo di «soggetto promotore».
Il progetto
La regione Veneto è l'ente concedente e la Giunta regionale ha deliberato il 13 dicembre la nomina a promotore del Costituendo Consorzio al quale è riconosciuto il diritto di prelazione nella gara di concessione che verrà indetta successivamente. L'importo dell'investimento per la superstrada della Valsugana - attesa da molti anni in Veneto - è di 787,1 milioni di euro interamente finanziato con risorse private senza alcun contributo pubblico.
La durata prevista per i lavori è di 6 anni e 4 mesi con apertura anticipata di una prima tratta funzionale dopo 3 anni e 4 mesi. La durata della concessione, grazie alla quale il consorzio rientrerà dell'investimento, è invece di 43 anni e 4 mesi.
L'infrastruttura
L’infrastruttura viaria in progetto inizia in provincia di Vicenza nel comune di Cassola, svincolo di Cave, e si sviluppa lungo la direttrice Nord Nord-Ovest sovrapponendosi alla sede esistente della SS47 fino allo svincolo di Romano d’Ezzelino. Proseguendo verso Nord, la superstrada abbandona la SS47 esistente, che curva verso Ovest, e prosegue in nuova sede fino a Rivalta attraversando il massiccio del Grappa con una serie di gallerie.
Il tratto si collega a Sud con la Superstrada Pedemontana Veneta (SPV) e va a creare una rapida via di transito per la zona Nordest della Pianura Padana verso Trento. L'obiettivo è quello di attrarre il traffico di lunga percorrenza diretto verso Nord allontanandolo in parte dai centri dei paesi della Valbrenta (Pove, Solagna, San Nazario, Valstagna).
La piattaforma stradale è costituita da due carreggiate separate da uno spartitraffico centrale con due corsie per senso di marcia. Nel tratto compreso tra lo svincolo di Bassano centro e l’innesto con la futura SPV l’asse verrà potenziato a tre corsie per senso di marcia.
Procedendo verso sud, in prossimità dello svincolo tra la tangenziale di Bassano e la futura Superstrada Pedemontana Veneta, il progetto prevede di realizzare una viabilità denominata “ancillare” che si sviluppa da nord a sud dal suddetto svincolo fino a Castelfranco Veneto innestandosi sulla SR 53, attraversando i comuni di Cassola e Castello di Godego, con un’asse stradale di categoria C1 (a due corsie da 3,75 più banchina).
Gallerie Il progetto prevede otto gallerie a doppia canna per uno sviluppo complessivo di circa 11 km e otto ponti per uno sviluppo complessivo di circa 600 metri.

Gazzetta di Parma del 29 dicembre 2011

mercoledì 11 gennaio 2012

QUEI CAMION SOSPETTI DA CROTONE ALLA VALDASTICO SUD


Ora spunta un convoglio di 80 camion sospetti che, nel 2009, si dirigevano da Arzignano ai cantieri dell’autostrada Valdastico Sud. Un nuovo tassello che si aggiunge alla vicenda degli scarti di fonderia che sarebbero stati sparsi nel sottofondo stradale della A31, denunciata dall’archeologo dilettante Marco Nosarini e da Medicina Democratica, e sulla quale sta indagando il pm Rita Ugolini della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Venezia. Le ricerche di Nosarini si riferiscono al periodo fra il 2009 e il 2010 e al lotto di Albettone. Ma il traffico di camion era partito da tempo, anche sul primo lotto. Fra agosto e settembre del 2009 è stato infatti intercettato dai vigili urbani un convoglio di circa 80 camion: passavano di sera, sulla strada che da Montebello porta ad Arzignano.
Qualcuno era stato multato per sovraccarico, poi erano ripartiti: non è infatti nelle competenze della polizia locale controllare il materiale contenuto nei bilici. Ripartivano alla volta dell’autostrada Valdastico Sud, così affermavano gli stessi autisti, e per la precisione del primo lotto, quello di Longare e Torri di Quartesolo. Si tratta del tratto più avanzato della nuova autostrada, che va da Vicenza Est al casello di Longare, e che sarà aperto alla circolazione nel giugno del 2012.
Quei camion provenivano da Crotone portando materiali di sottofondo stradale, come ricostruisce il comitato di tutela del territorio di Orgiano e Asigliano Veneto: «Carichi di materiale trasportati da Società di autotrasporti con camion sovraccarichi di materiali e targati Crotone o addirittura Caserta e Napoli che transitavano tranquilli, se non forse per qualche multa beccata per sovraccarico, mentre l’attualità parlava di ritrovamenti di nave piene di rifiuti speciali affondate al largo della Calabria». Di qui ad affermare l’irregolarità del contenuto, ovviamente, ce ne passa. Ma, dato il contesto, è lecito farsi qualche domanda.
Le rotte di altri camion sono tracciate nell’esposto presentato da Noserini e Medicina Democratica, assistiti dall’avvocato Edoardo Bortolotto: «Lo stesso signor Marco Noserini si informava sulla provenienza di tale materiale di scarto – si legge nell’esposto – e seguendo il percorso dei camion, scopriva che la maggior parte proveniva da una grossa acciaieria alle porte della città di Vicenza, l’Acciaieria Beltrame spa» (che sul Corriere del Veneto di oggi si è difesa sostenendo che i materiali che vi escono sono inerti e non tossici e i camion utilizzati non sono suoi). E ancora: «Lo stesso Noserini provvedeva a denunciare i fatti sopra esposti al Sindaco del comune di Albettone (Vicenza) senza tuttavia ad oggi ottenere alcun effetto». L’esposto è stato depositato alla procura di Brescia il 22 luglio 2011, il fascicolo poi è stato trasferito alla Dda di Venezia. Dalla denuncia all’uscita della notizia sulla stampa, a fine dicembre, sono quindi passati diversi mesi. Un lasso di tempo non piccolo per le indagini della magistratura.

lunedì 9 gennaio 2012

BASSO VICENTINO: DAL CASO DESPAR AL CASO VALDASTICO SUD



Dal caso Despar al caso Valdastico sulla bassa vicentina aleggiano le nubi di una speculazione immobiliare massiva e dello smaltimento illecito dei rifiuti. E mentre i grandi media e i grandi partiti tacciono delle possibili liason tra le due vicende fra i comitati locali si insinua la paura di infiltrazioni mafiose

Dapprima Facebook. Poi il blog dei "cugini" No Pedemontana. Poi ancora Vicenzatoday.com. E ancora Nuovavicenza.it e poi Vicenzapiu.com: insomma un po' tutti, fino al servizio del GdV di fine dicembre. Il caso del possibile inquinamento su vasta scala al di sotto del sedime della Valdastico Sud dopo settimane di stand by comincia a far breccia sui media locali, mentre la politica, con qualche eccezione al momento tace.

Eppure le notizie di questi giorni parlano da sole. Così le ansie dei residenti crescono anche perché le polemiche sulla nuova autostrada si stanno saldando a quelle che riguardano il maxi centro logistico previsto a Longare dalla Despar: il tutto mentre sullo sfondo si staglia lo spettro della mafia.
Il timore. «La Valdastico Sud come un'enorme discarica di rifiuti tossici, scarti di fonderie con al loro interno percentuali di metalli sopra la norma, una distesa di terra e sassi grigio scuro nascosta sotto un sottile strato di terriccio e pronta per essere asfaltata. Il terribile sospetto, che potrebbe coinvolgere tutti i 54 chilometri dell'arteria in fase di completamento che unisce Vicenza Est con Badia Polesine attraversando la bassa vicentina, padovana e rodigina, è stato sollevato dal "Comitato difesa ambiente salute Valdastico Sud". Ed è suffragato da decine e decine di fotografie scattate nel 2010 all'interno del cantiere, e soprattutto dall'analisi dei materiali effettuata da un laboratorio privato, analisi che sembrano confermare la presenza di metalli in quantità ben oltre la norma». Usa queste parole Giulio Todescan su Nuovavicenza.it del 22 dicembre 2011.
Le liason con Nìcoli Cristiani. Il magazine on-line vicentino però riporta altri timori emersi in passato fra i residenti della bassa vicentina (e puntualmente finiti su Facebook e sul blog dei No Spv). Fra i quali timori fa capolino quello di un collegamento con gli affari poco puliti che in Lombardia avrebbero accompagnato la realizzazione di un'altra grande infrastruttura: «... la presenza nel cantiere della ditta di costruzioni Impresa Locatelli spa di Grumello di Monte (Bergamo), coinvolta recentemente nell'indagine della procura di Brescia che ha portato all'arresto dell'imprenditore Pierluca Locatelli, con l'accusa di aver sotterrato scarti di fonderia non trattati sotto i cantieri della BreBeMi (l'autostrada Brescia-Bergamo-Milano). Il 30 novembre i carabinieri hanno infatti sequestrato due cantieri della BreBeMi, uno a Fara Olivana con Sola e uno a Cassano d'Adda. Nella stessa inchiesta è stato colpito da ordinanza di custodia cautelare il vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia, Franco Nicoli Cristiani del Pdl». La vicenda è arcinota e ha fatto il giro dei media nazionali.
Epperò le foto dei cantieri della Valdastico Sud costellate di quelli che sembrano scarti di fonderia con le ruspe della Locatelli (nella foto) a far da parterre sono un altro fatto noto. I residenti al momento fanno fatica a parlare; hanno paura di esporsi ma spiegano che l'autorità giudiziaria è stata allertata e che probabilmente una o più procure hanno deciso di vederci chiaro. Vero? Falso? Sui media veneti al momento le notizie mancano. Ma tra gli abitanti della bassa si è diffuso il timore che quei residui ferrosi non trattati provengano da fonderie di tutto il centro-nord, in primis dagli impianti siderurgici del Vicentino. A ciò vanno aggiunti i dati pubblicati da Nuovavicenza.it dai quali si evince che secondo «analisi realizzate il 7 ottobre 2010 da un laboratorio privato, su un campione prelevato dai membri del comitato in località Lovolo di Albettone... I cianuri presenti nel campione risultano superiori ai limiti di legge di 20 microgrammi per litro (µg/L), quando il limite è fissato a 50 µg/L. L'arsenico, il cui valore massimo è ancora di 50 µg/L, sfora di 35 microgrammi. Alle stelle anche il piombo: 30 µg sopra il limite di legge di 50 µg/L. In misura minore sforano anche il nichel (di 2 µg/L), il cobalto (di 4,70 µg/L), il cadmio (di 2 µg/L), il cromo totale (di 4,70 µg/L), il selenio (di 8 µg/L), il mercurio (di 0,3 µg/L) e l'amianto (di 5 mg/L)».
L'affaire Despar. Ed è in questo contesto che va letta, quantomeno in filigrana, la vicenda della maxi struttura (450.000 metri quadri è la superficie di piano) che la Despar vorrebbe aprire a Longare a ridosso del costruendo casello della Valdastico Sud su un terreno di Silvia Zini, imprenditrice agricola legata al mondo della concia della Valchiampo. Il progetto è visto come il fumo negli occhi dal comitato locale dei "Casoni" che ha il suo fulcro proprio a Longare, ma che considerando gli altri comuni interessati nel comprensorio sorpassa di molto i 1.500 sostenitori. Una massa critica ben organizzata sul territorio che da mesi sta facendo sentire la propria voce. «Non capiamo - sottolinea il portavoce Vincenzo Campanaro - che cosa ci sia dietro una colata di cemento che si spalmerà su 225.000 metri quadri coperti per una trentina di metri di altezza. E soprattutto non capiamo perché si debba martoriare così una campagna ancor ricca seppur duramente provata dalla Valdastico Sud. Il nostro territorio sarà interessato da massicce speculazioni immobiliari?».
Le ombre e le ansie. Sicché le eco del caso Valdastico Sud, dopo aver fatto pochi chilometri, sono giunte sino a Longare. I residenti temono per ciò che potrebbe finire sotto lo svincolo e ciò che potrebbe finire sotto il cantiere Despar. Da mesi si parla di un andirivieni di strani personaggi, di camion, di gente che in paese non s'era mai vista: e a Longare la tensione è salita quando il 9 dicembre 2011 il magazine campano La Voce delle Voci ha pubblicato sul suo portale un lungo approfondimento di Alessandro De Pascale. Il titolo parla da solo: «Si scrive Despar. Si legge Mafia?». L'inchiesta non punta i riflettori su questioni vicentine, ma il quadro descritto pesa come un macigno: «La catena di supermercati Despar puzza di mafia. A dirlo è la Direzione nazionale antimafia che da anni indaga sul colosso della grande distribuzione e sugli interessi delle cosche nell'intero settore agroalimentare. Dietro la Despar, secondo gli inquirenti, potrebbe addirittura esserci l'attuale capo di Cosa Nostra, nonché il quinto latitante più ricercato al mondo e superboss di Trapani, Matteo Messina Denaro. Lo scorso 10 maggio, durante una vasta operazione della Dia di Roma e della squadra mobile di Caserta, vengono arrestate 68 persone. Secondo il giudice per le indagini preliminari, Marzia Castaldi, lungo la Penisola c'é un asse criminale tra la camorra del clan dei Casalesi e la mafia trapanese». E De Pascale va oltre riferendo nel dettaglio le parole del Gip secondo il quale questo sodalizio criminale imporrebbe «il monopolio dei trasporti su gomma ai commercianti che operano nel settore dei prodotti ortofrutticoli, con la conseguente lievitazione dei prezzi».
Vecchie conoscenze. Frattanto tra le pieghe della vicenda Longare spuntano due nomi ben noti a Vicenza perché al centro di polemiche politiche ed amministrative al vetriolo durante le due consiliature rette dal centrodestra (1998-2003 e 2003-2008). Si tratta dell'architetto Franco Zanella, ex direttore dell'urbanistica del capoluogo e della collega Lorella Bressanello, ex potentissimo, nonché chiacchieratissimo, direttore del dipartimento territorio della città del Palladio e moglie dell'ex sindaco berico: il forzista Enrico Hüllweck, uomo vicino all'eurodeputato del Pdl Lia Sartori, nonché già capo della segreteria particolare dell'ex ministro ai beni culturali Sandro Bondi, sempre del Pdl. Proprio il duo Zanella Bressanello, secondo Campanaro, è stato incaricato di redigere un piano di fattibilità del parco «ecoindustriale» intercomunale di Castegnero, Montegaldella e Nanto che vede Longare come capofila de facto proprio perché l'area Despar rientra interamente sul suo suolo.

Di Marco Milioni, da VicenzaPiù n. 226 del 5 gennaio.

sabato 7 gennaio 2012

L'IMPATTO DEL PROGETTO DELL'AUTOSTRADA VALSUGANA SU ROMANO D'EZZELINO

                                             
                                          Quì dovrebbe passare l'Autostrada Valsugana 
                                                          



Romano d'Ezzelino oggi: 15.000 abitanti in un contesto paesaggistico invidiabile


.... ROMANO D'EZZELINO DOMANI:

- IN 7 KM CIRCA DI ATTRAVERSAMENTO NEL NOSTRO COMUNE AVREMO LA BELLEZZA DI 3 NUOVI SVINCOLI/ROTATORIE DI RACCORDO CON LA NUOVA ARTERIA

- L'ALLARGAMENTO DELLA CARREGGIATA A TRE CORSIE PER SENSO DI MARCIA

- UN ENORME SVINCOLO DOVE NUOVA E VECCHIA VALSUGANA SI DIVIDERANNO (TRA VIA CA' CORNARO E VIA ROMA)

- INGRESSO DEL TUNNEL DI ATTRAVERSAMENTO DEL MASSICCIO DEL GRAPPA, ATTRAVERSO VIA CARLESSI, CON EVIDENTE IMPATTO AMBIENTALE

- E, UDITE UDITE, IL COMPLESSO DESTINATO AL CENTRO DI CONTROLLO DELLA SOCIETA' CHE AVRA' IN GESTIONE L'AUTOSTRADA

- AGGIUNGETE CASELLI, MAGARI STAZIONI DI SERVIZIO E TUTTO QUELLO CHE PUO' COMPORTARE QUESTO INSIEME DI OPERE

- NON BASTASSE TUTTO QUESTO ROMANO DIVENTA ANCHE IL "CUORE PULSANTE" PER LA REALIZZAZIONE DELLA NUOVA PEDEMONTANA, CON IL PRIVILEGIO DI AVERE UN VILLAGGIO LOGISTICO PER 250 ADDETTI (SACRO CUORE)


Fonte:http://www.cuorecivico.it/index.php?option=com_content&view=article&id=120:caro-sindaco-5&catid=31:valsuganaccv&Itemid=230

giovedì 5 gennaio 2012

QUELL'AUTOSTRADA E' UNA DISCARICA

di Paolo Tessadri

Rifiuti delle fonderie sono stati sepolti sotto il cantiere della Valdastico, a sud di Vicenza. Che le aree di costruzione delle grandi opere stradali vengano sfruttate come depositi illegali di rifiuti è un sospetto che circola da anni. Le corsie sono tombe di asfalto che nessuno scoperchia. Ma arriva la denuncia: quelle scorie sono tossiche. E indaga la procura antimafia

 
L'odore del metallo fuso di fonderia ammorba ancora l'aria quando tira il vento, sprigionato dai resti delle scorie disseminate lungo le stradine nei campi di granoturco, accanto all'autostrada. A sud di Vicenza, la Valdastico è un lungo biscione di carreggiate che si snoda nella valle. Fino a poche settimane fa era nero, prima che fosse ricoperto da uno spesso strato di fanghiglia biancastra. Le ruspe hanno spianato scarti di lavorazione industriale in mezzo alle coltivazioni, con il cromo che si è riversato nei canali di irrigazione del granoturco.

Il sospetto che quel materiale non fosse proprio innocuo era sorto quando il cane del signor Giuseppe, nel giugno scorso, si è fermato a bere in uno dei numerosi canali scavati accanto all'infrastruttura in costruzione. Il cane è morto quasi all'istante, ucciso per una sospetta perforazione dell'intestino. Una fine, scrivono gli esperti, "dovuta all'elevato livello di acidità dell'acqua dei canali, a causa della contaminazione per colpa dei rifiuti di acciaieria".

Gli scarti di fonderia sono infatti molto nocivi: contengono dosi di metallo pesante che si disperdono nei terreni e nella falda acquifera, entrando nella catena alimentare. E ce ne sono centinaia di tonnellate sepolte un metro sotto la superficie autostradale che scorre tra le coltivazioni di un Veneto ancora agricolo. Scorie che potrebbero essere state seminate lungo molti dei 54,3 chilometri della Valdastico Sud, l'arteria che collegherà le province di Vicenza e di Rovigo: un'opera da oltre un miliardo di euro.

L'inaugurazione del primo tratto è prevista per maggio, ma al momento i lavori sembrano fermi. Mentre stanno partendo le indagini della magistratura.

Che i cantieri delle grandi opere stradali vengano sfruttati come discariche è un sospetto che circola da anni: le corsie di asfalto sono tombe che nessuno scoperchierà. I primi a intuirne le potenzialità sarebbero stati i soliti camorristi casalesi, padroni per anni del mercato dei rifiuti: nei terrapieni si può infilare ogni genere di detrito, lecito o meno. Voci e supposizioni che non avevano mai ricevuto riscontri. Ma adesso per la prima volta le foto di un appassionato di archeologia, Marco Noserini, sembrano dare corpo alle peggiori ipotesi: pozze tinte di giallo dal cromo e scarti di acciaieria sparsi nei campi dove germogliano filari di mais. Le foto sono state scattate nel tratto della Valdastico Sud tra Torri di Quarterolo e di Pojana Maggione nel Vicentino. Dove Maria Chiara Rodeghiero di Medicina Democratica e l'avvocato Edoardo Bortolotto hanno riscontrato una situazione drammatica: "Di notte arrivano anche trenta camion e scaricano ondate di materiale". Poi di giorno le ruspe lo spianano, preparando la massicciata e disperdendo le sostanze nel terreno.
 
Le immagini mostrano i mezzi delle imprese del Gruppo Locatelli e della Serenissima Costruzione. La Serenissima fa capo alla società con capitali pubblici, presieduta dal leghista Attilio Schneck, che possiede la concessione della Brescia-Padova, forse l'autostrada con il traffico record d'Italia. Il gruppo Locatelli invece è al centro dell'inchiesta per corruzione che ha fatto finire in cella Franco Cristiani Nicoli, vicepresidente della Regione Lombardia, accusato per una tangente versata dall'amministratore delegato Pierluca Locatelli. L'indagine è stata battezzata "Fiori d'acciaio" proprio perchè riguarda le licenze per lo smaltimento dei rifiuti.

Ma melle intercettazioni si parlava dei cantieri della Bre.Be.Mi, l'autostrada che collegherà Brescia e Milano senza passare per Bergamo. I pm bresciani, Carla Canaia e Silvia Bonardi, hanno messo sotto sequestro due cantieri per la costruzione del raccordo anulare della Bre.Be.Mi. a Cassano d'Adda (Milano) e Fara Olivana con Sola (Bergamo) perché sotto le carreggiate sarebbero stati accumulati scarti di fonderia. E anche in questo caso viene ipotizzato un ruolo del gruppo Locatelli.

Ma da dove provengono quei camion stracolmi di scorie fotografati nel Vicentino? Quasi tutti sono targati Crotone e Napoli, alcuni hanno le insegne di una ditta trevigiana che è stata coinvolta in traffici di rifiuti ma - recita la denuncia - "seguendo il percorso di un camion, si scopre che la maggior parte proviene da una grossa acciaieria alle porte di Vicenza, la Beltrame spa", una delle più grandi d'Italia. Si sospetta anche che alcuni arrivino direttamente dalla Campania, forse da un vecchio stabilimento chimico. Il via vai di mezzi si lascia alle spalle una coda scura come una colata lavica. E quando piove, l'acqua nerastra cola dai detriti nei campi e nei canali di irrigazione. Le imprese di costruzioni cercano di correre ai ripari e stendono una coperta di tessuto sintetico, ma la posano sopra le scorie e non sotto: una misura più utile a nascondere che a contenere il percolato.
 
Fonte: L'Espresso

FIRMIAMO L'APPELLO NO PEDEMONTANA



La sentenza del TAR del Lazio che dichiara illegittima la nomina del commissario governativo, rende giustizia alle tesi sostenute dai comitati che si battono per l'alternativa alla mega opera chiamata impropriamente Superstrada Pedemontana Veneta.
La sentenza del TAR non si basa su cavilli giuridici, bensì mina alla radice l'impianto emergenziale sul quale si è basato negli ultimi due anni e mezzo l'iter dell' opera.
In particolare invalida tutti gli atti formali approvati e firmati dal commissario straordinario.
L'illiceità dei comportamenti dell'Amministrazione era talmente palese riguardo la SPV che nessun'altro tipo di sentenza era possibile, se i giudici sono al di sopra delle parti.
I nostri amministratori, dovrebbero imparare la lezione e capire che il fatto di essere stati eletti non li pone al di sopra delle leggi che lo Stato si è dato a tutela del bene comune.
Purtroppo invece, stando alle dichiarazioni rilasciate alla stampa, il (ex) Commissario e il Presidente della Regione Veneto, sembrano intenzionati a proseguire i lavori in barba alla sentenza del TAR che, ricordiamo,
è immediatamente esecutiva.
Pertanto invitiamo tutti, sia come gruppo politico, partito, comitato ecc.. o come singolo cittadino, in tempi brevi, a FIRMARE questo appello che invieremo al Presidente della Regione,
AFFINCHE' I LAVORI nei cantieri della Pedemontana di Romano d'Ezzelino, Mason e Montecchio Precalcino VENGANO IMMEDIATAMENTE SOSPESI
Comitati Difesa Salute Territorio, NO Pedemontana, Altovicentino/Malo-ValleAgno

Il link per firmare l'appello è il seguente:
http://www.firmiamo.it/appello-no-pedemontana

mercoledì 4 gennaio 2012

APPELLO


La sentenza del TAR del Lazio che dichiara illegittima la nomina del
commissario governativo, rende giustizia alle tesi sostenute dai
comitati che si battono per l'alternativa alla mega opera chiamata
impropriamente Superstrada Pedemontana Veneta.

La sentenza del TAR non si basa su cavilli giuridici, bensì mina alla
radice l'impianto emergenziale sul quale si è basato negli ultimi due
anni e mezzo l'iter dell' opera.
In particolare invalida tutti gli atti formali approvati e firmati dal
commissario straordinario.

L'illiceità dei comportamenti dell'Amministrazione era talmente palese
riguardo la SPV che nessun'altro tipo di sentenza era possibile, se i
giudici sono al di sopra delle parti.

I nostri amministratori, dovrebbero imparare la lezione e capire che
il fatto di essere stati eletti non li pone al di sopra delle leggi
che lo Stato si è dato a tutela del bene comune.

Purtroppo invece, stando alle dichiarazioni rilasciate alla stampa, il
(ex) Commissario e il Presidente della Regione Veneto, sembrano
intenzionati a proseguire i lavori in barba alla sentenza del TAR che,
ricordiamo,
è immediatamente esecutiva.

Pertanto invitiamo tutti, sia come gruppo politico, partito, comitato
ecc. che come singolo cittadino, in tempi brevi, a sottoscrivere
questo appello che invieremo al presidente della Regione, affinchè i
lavori nei cantieri della Pedemontana di Romano d'Ezzelino, Mason e
Montecchio Precalcino vengano immediatamente sospesi.


PER ADERIRE SCRIVI UNA EMAIL A comitatonopedem@pin.zzn.com

Prime adesioni:

Comitati Difesa Salute Territorio No Pedemontana -Valle Agno-Malo-Altovicentino-Bassano
Comitato Beni Comuni Valle Agno
Comitato di Mogliano No inceneritori (Marcella Corò, Mogliano Veneto)
Comitati Ambiente e Territorio - Riviera del Brenta Miranese
Presidio Permanente No dal Molin, Vicenza
Marco Palla (Montecchio M.)
Giannandrea Giuseppe (Famiglia Giannandrea)
Maurizio Bini, Schio