venerdì 13 gennaio 2012

CONFERENZA STAMPA AL CANTIERE DI LEVA'/SARCEDO DI MONTECCHIO PRECALCINO


Quello che il TAR del Lazio rileva con la sua sentenza è che
l'impianto emergenziale con cui è stata portata avanti la SPV dal 2009
a oggi è illegittimo.
La scelta del luogo per la conferenza stampa non è casuale.

Qui c'è un cantiere nel quale i lavori stanno proseguendo nonostante
la sentenza ESECUTIVA di un Tribunale Amministrativo che dichiara
illegittima la nomina del commissario straordinario da parte del
governo Berlusconi nel 2009.
L'amministrazione regionale può ricorrere contro la sentenza del TAR,
ma non può disconoscerla, né può l'ex commissario fingere di non
sapere dell'esistenza di tale sentenza e dichiarare che la sentenza,
come ha fatto nelle ultime settimane, non gli è stata notificata.
Forse l'ex commissario può cavillare sulla ancora non avvenuta
notifica, ma non può certamente asserire di non sapere che il
pronunciamento dei giudici ha dichiarato illegittima la sua nomina e
conseguentemente nulla la sua funzione e invalido ogni suo atto.

Ci sono questioni di forma e questioni di sostanza.
La sostanza di quello che noi leggiamo nelle parole e nel
comportamento del commissario, è l'arroganza e il disprezzo di un (ex)
funzionario statale nei confronti di un organo dello stato (il TAR del
Lazio), dei giudici e dei cittadini, che, invece, quando tocca a loro,
alla legge e alle sentenze si devono adeguare.
Un comportamento corretto sarebbe stato di fermare tutto in attesa del
pronunciamento del Consiglio di Stato sia riguardo alla sospensiva
della sentenza e in caso sino alla sentenza definitiva, ma parrebbe
che l'abitudine al potere e a non avere oppositori istituzionali,
abbia fatto debordare l'ex commissario fino a dare l'impressione che
egli consideri la sentenza del TAR come un piccolo fastidioso
foruncolo da rimuovere, con buona pace delle persone per le quali
leggi e sentenze invece pesano come macigni.

Abbiamo raccolto oltre mille firme di cittadini e di oltre quaranta
associazioni e comitati. Invieremo una lettera al Presidente della
Regione, all’ex commissario, ai Consiglieri Regionali e ai Deputati
Nazionali ed Europei per denunciare il protrarsi della situazione e
chiedere il rispetto della legalità.
Purtroppo però, sembra che chiedere civilmente il rispetto delle
regole e la correttezza, in questo paese non basti, per cui siamo
altresì pronti a presentare esposti nelle sedi competenti e a fare
intervenire la pubblica autorità.

I lavori nei cantieri si devono fermare ora, senza indugi.

Per ribadirlo e per continuare la mobilitazione unitariamente con
tutti i comitati territoriali e con le associazioni, intraprenderemo
diverse iniziative lungo l'asse della pedemontana.

Il 28 gennaio ci sarà la giornata dei gazebo, dove in molti comuni
dell'asse (Montecchio Maggiore, Trissino, Castelgomberto, Malo,
Sarcedo, Breganze, Bassano) saremo in piazza a parlare con i
cittadini, a dire quello che pochi sanno, ossia che il TAR del Lazio
ha fermato l'iter della Pedemontana perché la nomina del commissario
si basa su una falsa emergenza, a dare speranza a chi pur essendo
contrario, si è rassegnato.

Il 2 febbraio una grande assemblea pubblica a Montecchio Maggiore
lancerà ulteriori iniziative per la mobilitazione.

Vogliamo arrivare a una grande manifestazione unitaria di cittadini,
comitati e associazioni e successivamente creare uno spazio (anche
fisico) dove poter esprimere, condividere e diffondere la nostra
visione di sviluppo di un territorio martoriato da trenta anni di
dissennatezza che ci hanno portato ad avere un Veneto che sembra una
gruviera di cave con escrescenze di capannoni vuoti e grappoli di zone
industriali dismesse e centri commerciali semideserti.
Vogliamo ribadire che il modello attuale non sta in piedi se non
basandosi sulla creazione di un debito ecologico ed economico per le
generazioni future.

Nel luogo in cui è sorto il cantiere tra Levà e Sarcedo, ci sono gli
ultimi prati perenni di questa zona. Ci sono le rogge ricche di acqua,
c'è la cava utilizzata per gli studi sulla ricarica della falda che
alimenta gli acquedotti di Vicenza e Padova, c'è la centrale
idroelettrica di Ca' Fusa che produce energia sfruttando le
caratteristiche del territorio ossia la presenza di acqua in grande
quantità della zona.

Laggiù a sud, verso il torrente Igna hanno già scavato una trincea, di
nascosto e in silenzio. Ora, dopo la sentenza, con grande arroganza
hanno cominciato i lavori, senza nemmeno che il cartello di
autorizzazione al cantiere sia stato esposto a ridosso della strada di
via Ca’ Orecchiona, dove già mucchi di terra sbancati sconvolgono il
paesaggio, fino a che questa ricchezza sarà ricoperta dalla colata di
asfalto.

Fermarli è un dovere civico.


CDST no pedemontana , 13 gennaio 2012

Firmate l'appello al link:  http://www.firmiamo.it/appello-no-pedemontana

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