venerdì 30 dicembre 2011

IL FALLIMENTO DELLA LEGGE OBIETTIVO




Dossier del WWF che propone un decalogo per superare la Legge


La Legge Obiettivo sulle cosiddette 'infrastrutture strategiche' aveva preso il via il 21 dicembre 2001 con un ambizioso obiettivo: riformare e migliorare la mobilità nel nostro paese destinandole risorse per 125,8 miliardi di euro, cresciuti sino ad oggi fino alla cifra di 367,4 miliardi, con un aumento delle opere da 117 a 390. Ebbene, di questi 367 miliardi le opere oggi ultimate ammontano a miseri 4,4 miliardi, poco più dell'1% del costo del Programma. L'allarme viene dal WWF che ha pubblicato oggi un dossier sulla questione, intitolato 'La contro-storia di 10 anni di Legge Obiettivo (21/12/2001-2011). Il decalogo per il superamento della Legge'.
I dati del WWF dimostrano come il denaro pubblico investito nel Programma non abbia sortito gli effetti sperati. Il trasporto su gomma ad esempio – quello che produce l'intasamento delle strade e la maggiore quantità di inquinamento, per intenderci – non solo non è diminuito nei dieci anni considerati, ma è addirittura aumentato passando dal 60% delle merci e l’85% dei passeggeri nel 200 al 62,28% e al 92,07% rispettivamente nel 2011. Questo è un problema perché ha indirizzato costantemente la maggior parte degli investimenti (il 45%, pari a 166 miliardi) alle strade a fronte del 38% (142 miliardi di euro) alle ferrovie, laddove il settore dei trasporti contribuisce, nella sua interezza, al 27% delle emissioni di CO². Non ha aiutato, di certo, quello che il WWF definisce 'assetto neo-corporativo' di relazioni fra Governo, stra-potenti concessionari stradali e general contractor che scaricano i 'rischi di impresa' sui finanziamenti pubblici e sui cittadini )attraverso aumento tariffari). Il quadro delle attuale opere infrastrutturali che esce dal dossier WWF è quello di opere messe in atto spesso in zone ad alto impatto ambientale (il 7% in aree naturali protette) con procedure di autorizzazione poco trasparenti e controlli democratici sui processi scarsi, a differenza di quanto era stato previsto dalla legge Merloni del 1992 che aveva traghettato la materia fuori da Tangentopoli, superata poi da disposizioni successive fra cui quelle che hanno dato attuazione alla Legge Obiettivo. Anche le Procedure di valutazione ambientale lasciano ampiamente a desiderare non prevedendo, ad esempio, meccanismi di concertazione pubblica con i cittadini sulle opere da realizzare o studi obbligatori di fattibilità economico-finanziaria che dimostrino l’utilità dell’opera, tramite un calcolo costi/benefici positivo, basato sulla comparazione tra varie alternative.
Se questi accorgimenti (e tanti altri) venissero messi in atto si potrebbe, forse, stilare una lista di opere (come quelle piccole e medio-piccole) che costituiscano davvero delle priorità per il paese, cercando di affrontare e risolvere il rischio idrogeologico, l'intasamento delle aree metropolitane, i collegamenti ferroviari e stradali carenti fra una città e l'altra e lasciando perdere alcune grandi opere (come il famoso Ponte sullo Stretto) che sarebbero solo sperpero di denaro pubblico e danno per l'ambiente. Il tutto cercando di bilanciare il divario Nord/Sud (l'attuale legge Obiettivo dedicava solo il 38% delle sue risorse al Sud). In sostanza: è evidente che 'l'obiettivo' che si voleva con la legge del 2001 è stato mancato: non sarà arrivato il momento che il governo Monti ne prenda atto e dia il via a un programma di nuovi e più ambiziosi obiettivi, più utili e rispettosi dell'ambiente?

Fonte: www.verdi.it/  

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